Bosco Bazzoni

La Particella Sperimentale del Bosco Bazzoni si colloca all’interno della Foresta regionale conosciuta come “Bosco Venezian Bazzoni” ed è stata data in concessione al GSSG fino al 2012 proprio per la gestione dell’area museale costruita al suo interno.
Le escursioni alla Particella Sperimentale del Bosco Bazzoni permettono di fare un raffronto tra le foreste carsiche a pino nero e la boscaglia carsica tipica. Vengono proposte attività di approccio sensoriale ai fenomeni naturali per stimolare la ricerca e l’osservazione e con lo studio della storia e l’evoluzione delle foreste carsiche si introdurrà il discorso dell’ecosistema del bosco.
All’interno della Particella si trova la Grotta Nera, cavità non di grande interesse speleologico che il GSSG ha attrezzato come un’aula didattica naturale sulla preistoria.
In origine la grotta si chiamava Grotta dei Lebbrosi perché, secondo una credenza mai provata, vi venivano rinchiusi i lebbrosi, ai quali i viveri venivano calati da una piccola fessura che si apre sulla volta.
Il deposito della caverna venne scavato dal Battaglia nel 1912 che, ritrovando degli strumenti in selce, la ribattezzò Grotta delle Selci. Dopo il 1945 i rastrellatori la scelsero per farvi esplodere cartucce e munizioni varie: da qui l’appellativo di Grotta delle Munizioni. Le esplosioni devastarono la superficie ed i crolli misero in luce un pozzetto che conduce ad un’altra piccola cavernetta ma, contemporaneamente, annerirono le pareti ed il soffitto della caverna che da quel momento venne battezzata Grotta Nera.

   La Particella Sperimentale del Bosco Bazzoni ha la forma di un quadrilatero della superficie di circa un ettaro, ed una serie di comodi e curati sentieri la percorrono, conducendo il visitatore a scoprire le tre depressioni che occupano circa la metà della sua estensione.
Le quattro zone caratteristiche della Particella, quindi, si possono così distinguere:

 

 

 

 

 

a) piccola depressione con il lato SE occupato dall’entrata della grotta. Il versante NO, rivolto a SE, digrada dolcemente verso il vestibolo della caverna, mentre gli altri due versanti sono delimitati dalle pareti di crollo. In questa zona sono state sperimentate specie di macchia mediterranea: attualmente sono presenti l’albero di Giuda, il cotogno, la fillirea, il leccio e dei lauri. Visto il clima freddo del fondo della dolina, si è cercato di integrare l’ambiente con qualche pianta dell’Alto Carso. 

b) Depressione artificiale nata dal prelievo di argilla. Il fondo, quindi, non è di tipo calcareo, ma rappresenta un pizzicamento di terreni argillosi nella stratificazione nel calcare. Dato il terreno profondo le specie che vegetano in questo ambito (tigli, ciliegi, carpini neri, cerri) hanno avuto la possibilità di svilupparsi in altezza.
c) Depressione naturale, ampia e non molto profonda. E’ completamente occupata da conifere sia sul fondo che sui margini: abeti greci, cedri, tassi oltre ad un’imponente cipresso.
d) Zona pianeggiante che occupa la rimanente superficie, equivalente a circa mezzo ettaro. Il suolo è costituito da calcare, con esempi di corrosione superficiale. Subito dopo l’ingresso N, a destra, si nota un affioramento molto lavorato; il terreno è ricoperto dalla boscaglia carsica con elementi di pino nero.

 

Leggi anche le pagine:

Origine delle pinete carsiche

Origine del bosco Bazzoni

Il bosco Bazzoni nel 1978

La particella ai giorni nostri

 


Per ulteriori informazioni sulla gestione e valorizzazione delle foreste, consultate il sito ufficiale della Regione Friuli Venezia Giulia

al link

 Servizio Regionale per la gestione forestale e antincendio boschivo

e ancora visitate la sezione “Formazione, divulgazione e promozione” per informazioni sul

 Centro didattico naturalistico – Basovizza (TS)

 


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