1000 metri sotto terra – 27.10.2004

Il resoconto dell’esplorazione spagnola della cavità Thesaurus Fragilis

Sono numerose le imprese portate at termine nell’ultimo periodo, spesso frutto di una collaborazione tra le varie associazioni giuliane

Mille metri sotto terra. E’ speleologia, bellezza

Recenti iniziative e nuovi progetti. In un periodo in cui si registra una fase di contrazione nel numero di praticanti, la speleologia triestina rimane attiva ed in salute. Sono infatti numerose le imprese portate a termine – ed altre ancora in fieri – in questo ultimo periodo, spesso frutto di una collaborazione trasversale tra le varie associazioni giuliane. Un esempio in questo senso è stata la spedizione conclusa a fine estate da cinque triestini in Spagna nella regione dell'Asturia-Cantabria. Davide Crevatin, Elisabetta Stenner, Paolo Bruno De Curtis, Federico de Ponte (tutti della Commissione Grotte E. Boegan) e Paolo Alberti: (San Giusto) hanno. infatti. operato con un gruppo di colleghi di Terni nella cavità denominata Thesaurus Fragilis, nel massiccio-occidentale del Picos d'Europa, “Una collaborazione, quella con gli speleo umbri- ha spiegato Davide Crevatin – nata tempo addietro sulla base di un progetto iniziale che riguardava un'esplorazione in Albania. Poi invece, stimolati dai ragazzi di Terni abbiamo optato per andare ad aiutarli nella Thesaurus Fragilis, grotta nella quale loro stavano portando avanti con difficoltà un'interessante esplorazione. La progressione – ha spiegato nel dettaglio Crevatin -non è stata agevole a causa .della pioggia: un primo tentativo infatti ci ha visto bloccati a meno 500 metri da una piena d'acqua-che ci ha costretto ad attendere per sei ore prima di poter risalire in superficie. Dopo tre giorni di tempo stabile però siamo ritornati a -600 dove abbiamo allestito una specie di “campo base” sotterraneo nel quale abbiamo bivaccato… un mezzo inferno umido con la temperatura a soli 2° sopra lo zero. Sforzandoci di alternare ore di sonno e veglia con l'ausilio dell'orologio (si perde totalmente la cognizione giorno/notte) siamo andati avanti con l'esplorazione e ci siamo imbattuti in un pozzo gigante completamente fossile (asciutto, l'acqua che lo ha creato milioni di anni fa non passa più in quella direzione) che, dopo 160 metti di verticale ci ha portato a quota -900, un risultato di tutto valore. Solo la mancanza di ulteriore materiale tecnico -considera lo speleo triestino di recente rientrato da un'esplorazione nell'Abisso Gortani con altri “grottisti” nostrani – ci ha precluso la possibilità di scendere ulteriormente. Io credo che ci siano i presupposti per proseguire oltre i -1000. Arrivare a esplorazioni di questa portata fuori dall'Italia, quindi il cercare nuovi obiettivi e nuovi stimoli per poi organizzare le spedizioni – conclude Crevatin – è un buon indicatore dello stato di salute della speleologia triestina, in un momento di appannamento del panorama speleologico nel suo complesso”.

Da “In città” – 27 ottobre 2004

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