Trebiciano

Abisso di Trebiciano

L’ABISSO DI TREBICIANO

 

È un delle grotte più famose del Carso Triestino, ove nacque la speleologia. Nella prima metà del 1800 Trieste era alla disperata ricerca di acqua potabile per approvvigionare la città, che rimaneva a secco nei mesi estivi. L’ingener Anton Friedrich Lindner cercando l’acqua seguì per cinque mesi i lavori di allargamento artificiale di una successione di pozzi, al fondo dei quali i cavatori Luca Kral e Antonio Arich scesero nell’enorme caverna sul cui fondo scorre il mitico Timavo sotterraneo. Era il il 6 aprile 1841.

I migliori nomi della cultura e della tecnica triestina si alternarono allo studio dell’abisso, ma ben presto si rese evidente l’impossibilità tecnica di sfruttarne le riserve idriche.

L’abisso di Trebiciano fu poi studiato da illustri nomi della speleologia amatoriale, fra cui basti citare Eugenio Boegan, Guido Timeus, Walter Maucci che affrontarono lo studio della speleogenesi e condussero innumerevoli esperimenti di tracciamento delle acque accertando il collegamento con le sorgenti di San Giovanni di Duino.

La grotta fu attrezzata fin da subito con scale fisse in legno, divenendo una stazione sperimentale ipogea. Oggi le scale in legno sono state sostituite da una ferrata che permette di scendere in sicurezza fino alla Caverna Lindner, il cui fondo è sito ad una profondità massima di 350 metri alla quota di 9 m.s.l.m., quindi sotto il livello marino.

Sul fondo della Caverna Lindner scorre il Timavo che durante le piene si innalza ed allaga l’abisso risalendo i pozzi superiori.

Nel 1915 Boegan misurò una piena eccezionale che arrivò fino alla quota di 115 metri.

Il fondo della caverna è occupato da grandi blocchi di frana e dalle sabbie marnoso arenacee provenienti dal bacino superiore del Timavo. Su di esse l’acqua di percolazione ha modellato le forme qui descritte creando una morfologia tipica, condizionata dall’altezza della volta e dallo spessore dei sedimenti stessi.

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