Grotta Martina – 02.11.2004

La scoperta della Grotta Martina: oltre un chilometro di meraviglie

Con le ultime esplorazioni ha superato i mille metri di sviluppo uno dei più bei complessi sotterranei del Carso triestino

Grotta Martina, oltre un chilometro di meraviglie

Scoperta quattro anni fa nei pressi di Draga Sant'Elia continua a svelare stupendi segreti

Con le ultime esplorazioni dei giorni scorsi ha superato il chilometro di lunghezza la «Grotta Martina Cucchi», una delle più belle del Carso, scoperta quattro anni fa dai soci della Commissione grotte Eugenio Boegan (Cgeb) e ormai entrata nel novero delle maggiori e più spettacolari cavità naturali della provincia.
Così, dopo la recente scoperta ed esplorazione dell'Abisso Kiki – una verticale di quasi duecento metri -ad opera della Società Adriatica di speleologia, un'altra grotta a sviluppo prevalentemente orizzontale entra nel già ricco catalogo delle meraviglie del mondo sotterraneo di casa nostra.
Con due particolarità: l'attrattiva «morfologica», costituita da un'infilata di gallerie concrezionate e suggestivi laghetti, e i metodi utilizzati per l'esplorazione, come uno speciale apparecchio ventilatore per individuare le correnti d'aria e quindi le vie di prosecuzione. della grotta, inventato da Giulano Zanini (vedi cornice a fianco).
Le esplorazioni della «Grotta Martina Cucchi» iniziano alla fine del 2000, quando un gruppo di soci della «Cgeb» decide di vedere dove va a finire un buco battezzato Cunicolo dell'aria, individuato anni prima da Zanini a ridosso della vecchia ferrovia della Val Rosandra, dalla parte di Draga Sant'Elia, non lontano dalla Caverna del Tasso. (che, diventerà una specie: di ; base operativa nei lunghi mesi di lavoro). Un gruppo di speleologi della Cgeb comincia a scavare il cunicolo e allargare il passaggio, attrezzando. :fra l'altro una teleferica per trasportare all'esterno il materiale.
Un lavoro lungo e faticoso, ma che procede veloce. «Sembrava di vivere uno di quei film in cui i detenuti cercano di evadere dal penitenziario», ricorda Augusto Diqual, che ha scritto un ampio servizio sulle varie fasi dell'esplorazione apparso sull'ultimo numero della rivista «Alpi Giulie».
Dopo diversi mesi di sforzi il «Succhiagrotte», come è stato intanto battezzato l'apparecchio ventilatore, indica la giusta direzione da seguire, e dopo aver allargato alcuni passaggi gli esploratori arrivano in una caverna che immette in un meandro orientato in direzione Nord, Nord-Ovest.
Da quel momento per gli speleologi della Cgeb è un susseguirsi di sorprese: pozzi, gallerie e soprattutto una serie di laghetti per superare i quali è necessario utilizzare un canotto.
Nei mesi successivi le esplorazioni continuano, rivelando un tratto di grande suggestione che sarà intitolato a Christian Tamaro. Nel corso delle esplorazioni vengono usati fumogeni per individuare ulteriori prosecuzioni, vengono prosciugati dall'acqua passaggi e laghetti, mentre i subacquei cercano (inutilmente) nei laghi più profondi eventuali prosecuzioni.
Per rendere più agevoli le puntate esplorative alcuni tratti sono attrezzati con staffe, scale e cavi d'acciaio, e per attraversare il primo di quattro laghi si realizza un vero e proprio ponte sospeso, che permette di superare lo specchio d'acqua anche nei periodi di maggior piena.
In quattro anni, poco alla volta, la grotta ha svelato i suoi segreti, e non ha ancora smesso. Attualmente l'esplorazione continua verso Sud Est, il lato che conduce verso la Val Rosandra.
La speranza è di trovare un'eventuale congiunzione con gli altri due complessi sotterranei di rilievo che si trovano nei fianchi della Val Rosandra, la Fessura del Vento e la Grotta Gualtiero.

p.s.


Ricche concrezioni in una galleria della grotta. (F. Tognolli)


Uno dei laghetti scoperti nella “Martina”. (Foto Tognolli)




Giuliano, skipper e speleologo inventore del «succhiagrotte»

Si chiama Giuliano Zanini, ma è meglio conosciuto come «il mago». Skipper di professione, ama allo stesso modo il mare e il sottosuolo. E' uno dei «vecchi» della Commissione Grotte «Boegan», e il suo nome compare parecchie volte nel catasto regionale delle grotte. A lui, infatti, si devono alcune delle più recenti scoperte ipogee, compresa la Grotta Gualtiero, la seconda per estensione del Carso triestino.
Ma Zanini è noto anche per essere un mago, appunto, nell'interpretare le circolazioni d'aria, seguendo le quali si-trovano sempre nuovi ingressi e nuove prosecuzioni nei labirinti sotterranei.
Dotato di un'inventiva fuori dal comune, che gli ha premesso di mettere a punto strumenti, e tecniche di scavo particolari, Zanini ha ideato e realizzato. un apparecchio – perfezionato con il tempo e l'esperienza – in grado di forzare la circolazione d'aria all'interno di un sistema ipogeo, e permettere così agli esploratori di capire dove la corrente «soffia» meglio, e quindi dove può essere il passaggio da seguire.
Il marchingegno è una specie di grande ventilatore – ironicamente battezzato «succhiagrotte» – che viene applicato all'imboccatura di una grotta: l'operatore è in contatto telefonico con gli speleologi .all'intemo, e lo aziona secondo i comandi impartiti dal sottosuolo. A seconda dei casi vengono utilizzati anche fumogeni per meglio individuare la circolazione dell'aria, Il ventilatore ha svolto un ruolo fondamentale anche nell'esplorazione della Grotta Martina, i cui stretti passaggi erano spesso angusti e difficili da localizzare.


Zanini in azione con il “succhiagrotte”. (Foto Diqual)

Da “Il Piccolo” – 02 novembre 2004

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