Grotta Impossibile 6 – 19.01.2005

La scoperta e l’esplorazione della Grotta Impossibile di Cattinara

Sabato un’altra puntata esplorativa nel grande complesso ipogeo di Cattinara alla ricerca di prosecuzioni

Nuova discesa nella Grotta Impossibile

L’Università sta lavorando a un modello tridimensionale della cavità


Il direttore del museo Sergio Dolce raccoglie campioni


Schizzo provvisorio della sezione longitudinale della Grotta Impossibile di Cattinara

Tutto è pronto per una nuova puntata esplorativa nella Grotta Impossibile di Cattinara. Sabato un nutrito gruppo di speleologi della Commissione grotte «E. Boegan» e di altri gruppi triestini, coordinato da Louis Torelli del Collegio regionale delle guide speleo-logiche, entrerà diviso in squadre per continuare l'esplorazione della grande cavità scoperta durante gli scavi per le gallerie della Superstrada. Con loro, scenderanno di nuovo i geologi del Dipartimento di geologia dell'Università di Trieste con Franco Cucchi e i biologi con il direttore del Meuseo civico di Storia naturale Sergio Dolce. Una vera spedizione alla scoperta di una specie di città sotterranea che potrebbe riservare ancora sorprese. Oltre duecento metri di corda e decine di chiodi a espansione saranno utilizzati per avanzare nel sottosuolo in tutte le direzioni possibili, soprattutto lungo la nuova galleria percorsa sabato scorso che termina con un pozzo di quaranta metri. Qui dentro si caleranno gli speleologi nella speranza che il sistema ipogeo continui ancora, rivelando altri ambienti e prosecuzioni. Intanto si continuano a elaborare i dati scientifici finora raccolti. Il Dipartimento di geologia sta lavorando a un modello tridimensionale della grotta, fondamentale per capire il contesto geologico in cui si colloca l'enorme cavità e quali ulteriori sviluppi si possano ipotizzare. Questo mentre si stanno elaborando i dati topografici per la stesura di un primo rilievo, posto che alcune misure sono ancora sconosciute. A cominciare dall'altezza definitiva della volta della gigantesca caverna, dove il raggio laser degli strumenti di misurazione si perde nel buio. «Occasioni di studio come queste non capitano spesso – dice Franco Cucchi -, scoprire una grotta di questo genere e di tali dimensioni in Carso è una vera rarità; al momento non ho proprio idea di dove possa finire». E ieri nei laboratori del Museo di Storia naturale sono iniziate le analisi dell'acqua raccolta nella grotta: «Per quanto riguarda i campioni – spiega il direttore Sergio Dolce – abbiamo appena iniziato l'analisi al microscopio con il collega Andrea Colla: il lavoro prevede molta pazienza, speriamo di poter trovare del plancton; e sabato torneremo per vedere le se le trappole lasciate per catturare eventuali insetti hanno funzionato».

p.s.

Da “Il Piccolo” – 19 gennaio 2005

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