La valle di Rakov Skocijan

Valle di San Canziano e Rio dei Gamberi (Slovenia).Studio su uno dei più interessanti fenoneni idrogeologici del Carso sloveno, dove le acque superficiali giocano a nascondino con gli occhi dell’uomo.

La valle di Rakov Skocijan
(Valle di San Canziano e Rio dei Gamberi)

 

Le grotte di Postumia e di Planina rappresentano soltanto la parte più nota di un esteso sistema sotterraneo attraverso il quale defluiscono le acque del bacino del Piuka e del Lago di Cernika (Circonio). Anche la valle di Rakov Skocjan, percorsa totalmente dal Rio dei Gamberi, fa parte di questa rete sotterranea. Essa è anche conosciuta con il nome di Valle di S. Canziano, in quanto ubicata sopra il Grande Arco Naturale e di cui attualmente rimangono solo dei resti difficili da individuare.
Veduta panoramica del Rio dei Gamberi
Questa zona idilliaca e a tratti caratterizzata da una bellezza selvaggia, un tempo di proprietà del Principe di Windischgraetz, è stata protetta ed inserita come parso naturale con decreto n. 595 del 29 agosto 1949, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica di Slovenia n. 27 del 6.9.1949.
Per raggiungere la valle, che si estende per circa 4 km di lunghezza nei boschi ai piedi della catena montuosa del Javornik ed è caratterizzata da grotte carsiche e da due bellissimi archi naturali, si deve oltrepassare Postumia e proseguire per Rakek lungo la strada interna che passa vicinissima all’autostrada Postumia-Lubiana (nei pressi si trova anche la strada bianca che porta a Kalic, nota località sciistica). Prima di raggiungere Rakek, si nota sulla destra una larga strada bianca, al cui inizio è ubicato un cartello con la scritta “Rakov Skocjan”. La strada, pur non essendo asfaltata, è in ottime condizioni di percorribilità.

 

Giro del parco

 

Con la macchina arriviamo al primo punto di osservazione (segnalazione) e cioè sopra il Grande Ponte Naturale (Veliki Naravni Most),
Il Grande Ponte Naturale (Veliki Naravni Most) una volta rocciosa dello spessore di circa 23 m con un’apertura alta 19 m e larga 48 m, al di sotto del quale scorre il Rio dei Gamberi (Rak in sloveno = gambero). Nei periodi di siccità il corso d’acqua diminuisce di portata e pertanto il visitatore, tramite un sentierino ben visibile sulla destra, può inoltrarsi sotto l’arco, oltrepassarlo e seguire il corso del fiume che si snoda per circa 300 metri fra pareti strapiombanti fino all’imboccatura della Zatocna o Tkalka Jama (Grotta del Tessitore, così chiamata per una nota leggenda (1)). Si consiglia una visita parziale del cavernose principale della grotta entrando per la cosiddetta Finestra del Tessitore, sita sulla destra della strada, a circa 50 metri dal primo posto di osservazione. E’ poi possibile proseguire nella grotta per circa 200 metri, fino a venir bloccati da un sifone. Al di là di questo, il fiume prosegue il suo percorso sotterraneo per circa 2 chilometri lungo gallerie sommerse ancora in fase di esplorazione da parte degli speleosub sloveni. Riappare poi nella Grotta di Planina, nella caverna denominata Confluenza, dove si incontra con le acque di un altro fiume sotterraneo, la Piuka. Noi invece risaliamo in macchina e proseguiamo la visita alla valle, passando accanto ad un rifugio-albergo, per poi fermarsi a vedere la sorgente (cartello) di un altro torrente carsico, il Kotel, che nasce da una polla profonda 8 m per immettersi dopo breve percorso nel Rak.
Proseguiamo quindi fino ad uno spiazzo ben visibile sulla destra dove lasciamo l’automobile. Prendiamo a piedi il primo sentiero sito sulla sinistra fino a giungere (cartello segnalatore) sopra al Piccolo Ponte Naturale (Mali Naravni Most).
Il Piccolo Ponte Naturale (Mali Naravni Most)
Sulla destra parte un sentiero che conduce sotto l’arco e quindi all’ingresso della Zelske Jama (Grotta del Principe Ugo), da cui fuoriesce il Rio dei Gamberi. Esso ha origine dal Lago Circonio (Cernisko Jezero), nella cui conca si immette il Rio del Lago, al quale si aggiungono altri arrivi d’acqua minori. Nei periodi di maggior piovosità, le enormi caverne che esistono senza dubbio nel sottosuolo del lago si allagano completamente e l’acqua che ne fuoriesce va a formare lo specchio d’acqua temporaneo. Le acque trovano comunque una via d’uscita attraverso l’inghiottitoio delle grotte Corlouza (Grande e Piccola), visibili durante i periodi di siccità. Da qui, passando sotto la catena di monti che cingono il lago, esse sboccano nella Zelske Jame, proprio sotto il Piccolo Ponte Naturale dove ora ci troviamo, prendendo il nome di Rio dei Gamberi. Quest’ultimo, uscito dalla cavità, attraversa una prima dolina, lunga 76 metri e larga 23, e passa quindi sotto i resti dell’antica volta che in tempi passati ricopriva tutta la galleria e di cui oggi rimane solo il Piccolo Ponte Naturale, che si libra tra le due pareti dell’orrido a 55 m d’altezza, con un arco largo 30 m e spesso 4 metri. Il Rak prosegue la sua corsa attraverso una seconda dolina a cielo aperto, per poi entrare nuovamente in un’altra galleria, lunga circa 150 metri, dove forma delle piccole rapide, per poi defluire infine verso la già citata Tkalka Jama.
A questo punto la visita del Parco può considerarsi conclusa, ma all’escursionista non ancora soddisfatto basterà proseguire per la strada per poter ammirare le altre meraviglie naturali della zona, prima fra tutte il lago di Circonio.
La Zelske Jame

 

(1) Lo storico Valvasor, occupandosi della Grotta di Skocjanska nel suo “Die Ehre des Herzogthums Krain” (1689), afferma tra l’altro: “Contadini ignoranti credono che le stalagmiti e le stalattiti della Grotta Skocjanske siano animali e uomini trasformati in pietra”. Così nasce la leggenda della stalagmite che ricorda la figura di un tessitore accanto ad un telaio. Si narra che un tessitore lavorava per ingordigia di lucro anche la domenica, non obbedendo ai comandamenti di Dio, e per nascondere il suo peccato si recava a lavorare nella grotta del Grande Arco Naturale. Ma fu scoperto dal diavolo che andava in cerca di peccatori e, denunziato al Signore, fu da questi abbandonato alla giusta punizione. Il demonio lo tramutò in pietra e nella grotta il tessitore impietrito continuò a tessere. Le gocce dello stillicidio, lente costruttrici di stalagmiti, lo coprirono poco a poco di un manto vitreo e lo chiusero nella impenetrabilità del masso che oggi non è individuabile.

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