Abisso Kiki – 22.10.2004

La scoperta e l’esplorazione dell’Abisso Kiki a Rupingrande

La grotta di quasi 200 metri è stata scoperta dalla Società adriatica di speleologia nelle vicinanze del Piccolo Lanaro

A Rupingrande spunta l'abisso Kiki

Rinvenuti resti di animali (ghiri, volpi e volatili) trascinati dalla pioggia

Marco Restaino, Piero Slama e Roberto Padovan hanno individuato a 170 metri di profondità ragni «triglobi» ciechi che vivono nel buio più assoluto

Scoperto un nuovo abisso di quasi 200 metri nelle vicinanze del Piccolo Lanaro a Rupingrande. La grotta, di 196,5 metri, la più profonda individuata e studiata negli ultimi quattro anni, è stata esplorata dalla Società adriatica di speleologia. Marco Restaino, speleologo e responsabile della fauna dello Speleovivario, già nel 2000, mentre stava andando alla ricerca di laghetti sul Carso, si è imbattuto in una fessura di piccole dimensioni, sul fondo di un canalone. Per quattro anni la società speleologica di cui fa parte Restaino non era intervenuta, essendo impegnata nell'esplorazione della «Luftloch», a Trebiciano, nelle cui profondità scorre il Timavo. A causa delle difficoltà in quegli scavi, in attesa dell'arrivo di nuovi macchinari per continuare la ricerca del corso d'acqua sotterraneo, Marco Restaino e il suo collega Piero Slama hanno deciso di dedicarsi alle cavità lasciate in sospeso. L'attenzione si è concentrata quindi sulla cavità individuata alcuni anni prima.
L'abisso battezzato Kiki in omaggio al soprannome della fidanzata di Restaino, si sviluppa lungo una frattura nord sud, da un'altezza di 370 m sul livello del mare ad una di 170 metri. Sono numerosi i pozzi che si susseguono uno dopo l'altro, dalla fessura al fondo della grotta, provocando una forte circolazione d'aria. La grotta si sviluppa nella dolomia, nel corso delle esplorazioni si sono riscontrate poche concrezioni sulle pareti, ma segni di erosione dell'acqua lungo i pozzi.
Durante i rilievi effettuati da Restaino e Slama con Roberto Padovan sono venuti alla luce resti animali, assieme alla scoperta di forme di vita tipiche delle grotte: a meno 50 metri sono stati rinvenuti numerosi ossi, che, dopo le analisi al Museo di storia naturale, sono risultati essere di ghiro, volpe e di alcuni volatili, portati all'interno della grotta dall'acqua piovana;
a meno 170 metri sono stati individuati dei ragni «triglobi», ciechi, che vivono esclusivamente nelle grotte, nel buio più assoluto.
La Società adriatica di speleologia, nata negli anni Ottanta, oltre alla attività di esplorazione di nuove grotte, opera nell'ambito della speleologia urbana, gestisce l'abisso di Trebiciano e l'attività dello «speleo-vivarium» a Trieste. Da alcuni anni, nel periodo natalizio, allestisce un presepe nella grotta di Trebiciano.


Restaino, Slama e Padovan all’interno della cavità.


Uno speleologo in azione nell’abisso Kiki.

Da “Il Piccolo” – 22 ottobre 2004

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