Foto di grotta – 15.01.2008

La pubblicazione sul sito web della Società Alpina delle Giulie di circa 7.000 immagini sulla speleologia e le grotte.

Immagini dal XIX secolo a oggi, documentano gli aspetti, abiti e materiali compresi, dell’evoluzione della speleologia

Settemila foto di grotte in Internet grazie all’«Alpina»

La società Alpina delle Giulie, che fra qualche mese celebrerà i suoi 125 anni di vita, è fedele depositaria delle memorie alpinistiche e speleologiche di un buon settore della Venezia Giulia. Nei suoi archivi sono amorosamente conservate e gelosamente custodite raccolte di fotografie e diapositive sulle nostre montagne e sulle nostre grotte.
Si tratta non solo di materiale prodotto dai suoi soci nel cor so della lunga vita dell’associazione, ma anche di collezioni provenienti da appassionati di montagna e di grotta non appartenenti all’Alpina ma che nella stessa hanno riconosciuto la struttura più consona per la loro custodia e per una corretta fruizione. Sono infatti conservati, e ora disponibili, alcuni album di grottisti indipendenti e di gruppi grotte ormai scomparsi.
Ora la sezione di questo materiale riguardante il mondo sotterraneo (si tratta di decine di migliaia di pezzi), viene messa, grazie alle possibilità fornite dalla tecnologia moderna, a disposizione del pubblico tramite internet. Dai primi giorni di dicembre sul sito della Commissione Grotte della Società Alpina delle Giulie (
www.boegan.it) sono visibili oltre 7000 foto che coprono un arco di tempo che va dall’ultimo ventennio del XIX secolo ai giorni nostri. Sono foto che documentano la nascita della speleologia a Trieste e ne accompagnano lo sviluppo e la crescita lungo i decenni che hanno visto la trasformazione del mondo. E’ una raccolta in cui si riflette la vita di Trieste, passata dalla sovranità austriaca al ventennio fascista, all’Adriatische Kusteland, alla breve occupazione Jugoslava, al Governo Militare Alleato sino all’attuale situazione geopolitica che, con l’abbattimento dei confini, richiama alla memoria quella degli inizi.
Ordinate cronologicamente (ma il fruitore ha la possibilità di condurre la ricerca anche con parametri diversi), le prime foto mostrano gli speleologi con cappello di feltro e giacca e cravatta; poi nel periodo fra le due guerre abbigliati con tute da meccanico ed elmetto 1915/18 e quindi gli anni ’50 e ’60 con le tute mimetiche dell’ esercito. La serie prosegue testimoniando l’evoluzione dell’abbigliamento e dei materiali impiegati: negli anni ’70 e ’80 le scale vengono sostituite dalle sole corde, gli elmi militari cambiati con caschi di fibre sintetiche, nasce un’industria che fornisce tute, sottotute, imbrachi, impianti di illuminazione. La speleologia ha subito una rivoluzione copernicana, con una dilatazione degli ambiti di ricerca che, lungi dall’essere orami finiti, presentano la possibilità di risoluzione dei problemi che cent’anni fa parevano insolubili.
Il nuovo sito della Commissione Grotte «E. Boegan» della Sag – che si affianca a quello del catasto Storico delle Grotte della Venezia Giulia, da mesi già operante (
www.catastogrotte.it) – oltre a coprire un arco di tempo pluricentenario, interessa un ambito spaziale che travalica i confini della regione. Documentando soprattutto l’attività dei suoi grottisti, presenta immagini provenienti non solo da quasi tutte le zone carsi-che d’Italia, ma anche dalle varie parti del mondo in cui hanno operato: Venezuela, Messico, Borneo, Iran, Brasile, per indicarne solo alcune.
Il lavoro presentato, ancorché notevole, non si può dire ‘ ancora concluso: sono stati sinora informatizzati 92 album della collezione, ma rimangono tuttora da scansire le foto disperse in vari fascicoli tematici. Inoltre è in corso di studio di fattibilità l’inserimento in rete della cospicua raccolta di diapositive speleologiche (oltre 15000 pezzi) e di quella altrettanto consistente dì diapositive di montagna, nonché di alcuni filmati dell’altro secolo, fortunosamente giunti sino a noi.
Tutto il lavoro è stato svolto senza il ricorso a finanziamenti pubblici o privati, basandosi esclusivamente sul volontariato dei soci dell’Alpina.,


Una foto del 1925 nella grotta capovolta di Popecchio (Carso)

Da “Il Piccolo” – 15 gennaio 2008

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