La nostra storia

Breve panoramica sugli oltre 50 anni di vita del GSSG: dalle prime pionieristiche esplorazioni ai primi risultati scientifici; dalle scoperte ed esplorazioni più importanti del nostro Gruppo all’attività didattica, editoriale e ambientale.

 


La nascita del Gruppo Speleologico San Giusto

 

La fondazione del Gruppo Speleologico San Giusto risale al 20 Settembre 1954, ma è già dal 1951 che alcuni dei suoi soci fondatori, per lo più studenti liceali e loro amici, frequentano l’altopiano carsico triestino. La presidenza del neo costituito Gruppo viene affidata a Tullio Sidotti, la carica di segretario ad Alberto Dini: soci risultano Sanzin, Panfili, Addis, Facchin e Sterri; la sede sociale viene eletta in casa di Tullio Sidotti. Si effettuano le prime esplorazioni che si estendono progressivamente anche fuori dal territorio abituale, interessando il Friuli, il Veneto, il Trentino, la Puglia e il territorio Jugoslavo.

Nel 1958 il Gruppo Speleologico San Giusto è presente come relatore al primo Congresso Speleologico Nazionale.

Iniziano i lavori di studio e ricerca paleontologica in una cavità dell’altipiano carsico triestino denominata “Tre Querce”: durante gli scavi vengono alla luce interessanti reperti dell’eneolitico nonché dell’età del ferro e del bronzo. Vista l’importanza dei ritrovamenti viene pubblicato il lavoro “Scavi nella Grotta delle Tre Querce”, nel quale si descrivono i reperti trovati e censiti dalla locale Soprintendenza alle Belle Arti.

Nel 1964 subentra alla presidenza Giorgio Tarabocchia; nuovi soci entrano a far parte del Sodalizio dando così maggiore impulso a nuove esplorazioni, quali l’Abisso Martel, le Grotte di Villanova e l’Abisso di Monte Cucco (PG), e alla partecipazione ad una spedizione internazionale al Gouffrer Berger in Francia.

 

Nel 1971 si dà inizio, in collaborazione con gli speleologi di Lubiana (SLO), ad una serie di esplorazioni nell’imponente Abisso dei Serpenti (Kačna Jama) in territorio ex Jugoslavo, ora Sloveno. Nel corso dell’esplorazione viene individuato un pertugio laterale che sbocca sul percorso sotterraneo del fiume Timavo (Reka), che a circa 5 Km di distanza sprofonda nelle voragini di San Canziano; tale importante scoperta confermava le ipotesi formulate nel diciottesimo secolo dai primi esploratori della cavità, secondo i quali era certo che nell’abisso dovesse scorrere un fiume, anche in considerazione delle rilevanti tracce di acqua e del legnatico che vi era depositato.

Altra grande sorpresa fu la scoperta di alcuni esemplari di protei, mai prima di allora rinvenuti nel Timavo; concluse le esplorazioni il G.S.S.G. pubblicò il volume “L’Abisso dei Serpenti”.

Nell’arco di tempo compreso tra il 1972 e il 1983, con l’entrata di nuovi soci, il Sodalizio raggiunge notevoli livelli di attività, sia esplorativi che scientifici: sono di questi anni le spedizioni sul Gargano in Puglia, la scoperta a Cima Inese (Monte Canin) dell’abisso “San Giusto”, profondo 180 m, le spedizioni sul Monte Coglians (Alpi Carniche) per ricerche geo-idrogeologiche, sul Cansiglio, in Austria e nuovamente in Jugoslavia. Assieme a speleologi di Gerona (Spagna) e Giapponesi dell’Università di Ehime, si effettuano visite alle più belle grotte del Carso triestino, sul quale vengono scoperte e rilevate una quarantina di nuove cavità.

In quegli anni il G.S.S.G. partecipa, anche come relatore, al I, II, III, e IV convegno di Speleologia del Friuli Venezia Giulia e nel 1981 sarà proprio il San Giusto ad organizzare, a Trieste, la V edizione del congresso.

Nasce l’iniziativa denominata “speleologia nelle scuole”, basata su conferenze, proiezioni di diapositive ed escursioni nelle principali cavità carsiche, che si prefigge di far conoscere sia l’ambiente epigeo che quello ipogeo ai ragazzi delle classi medie ed elementari; nella sede sociale di via San Spiridione si svolgono corsi sul tema “Uomo e Ambiente”, aperti a tutti gli amanti della natura; si organizza il I° Corso di Introduzione alla Speleologia, attività che prosegue, con frequenza annuale, a tutt’oggi.

Il Corpo Forestale Regionale affida al Gruppo la manutenzione della “Particella Sperimentale” del Bosco Bazzoni sul Carso triestino.

Nel 1984, dopo un breve lavoro di scavo sul bordo di una modesta dolina, iniziano le esplorazioni dell’Abisso Massimo che, con i suoi 227 m di profondità, si colloca al sesto posto tra le cavità più profonde del Carso triestino.

Si danno inizio agli studi sulla Grotta Bac nei pressi di Basovizza (TS), con l’obiettivo di utilizzarla quale “aula didattica ipogea”: ne uscirà una pubblicazione dal titolo “Grotta Bac” che tratta degli studi intrapresi al suo interno.

Negli anni successivi l’attività esplorativa e didattica aumenta. Alcuni soci in collaborazione con altri speleologi triestini, partecipano all’esplorazione dell’Abisso Jean Bernard, per il periodo, il più profondo al mondo; sul Carso si scoprono una trentina di nuove cavità, mentre si instaura un’efficace collaborazione ed una profonda amicizia con gruppi speleologici cecoslovacchi.

Nel 1990 subentra alla presidenza Furio Premiani proprio quando si intensificano le uscite in Regione – Taipana, Monte Matajur, Monte Ciaurlec – e, con il prezioso aiuto degli speleologi cecoslovacchi, il Gruppo effettua la prima spedizione italiana in Crimea, esplorando alcune delle cavità più importanti di quella regione e realizzando un audiovisivo a documentazione della straordinaria esperienza presentato al 16° Congresso Nazionale di Speleologia tenutosi ad Udine.

Il Sodalizio entra a far parte sia della Federazione Speleologica Triestina che della Società Speleologica Italiana (S.S.I.); vengono organizzate due mostre: una a tema “la cartolina speleologica”, l’altra, fotografica, sul Carso Moravo.

Parte il programma denominato “Scuolambiente”, patrocinato dal Comune di Trieste, attività didattico-culturale rivolta ai ragazzi delle scuole cittadine con la quale migliaia di alunni sono venuti a contatto con argomenti relativi alla speleologia, alla geologia, all’archeologia, alla fauna e alla flora.

Di concerto con il Comune ed il Museo di Storia Naturale si dà inizio ad una serie di ripristini ambientali, con la pulizia di grotte inquinate e di stagni carsici, che senza più manutenzione sarebbero destinati alla scomparsa.

L’attività esplorativa si sposta nelle Alpi Giulie (Friuli Venezia Giulia) al seguito dell’individuazione di una vasta area carsica sul Monte Musi; durante le varie uscite domenicali e nel corso dei campi estivi annuali sono state scoperte più di 220 cavità, tra le quali l’Abisso Roberto Pahor che, con i suoi 495 m, risulta al momento il più profondo della zona.

Alcune fortunate battute di zona sul Carso triestino portano alla scoperta di una ventina di nuove grotte tra cui spicca una cavità di rara bellezza: la Grotta Valentina, lunga 249 m, con gallerie e ampie sale riccamente concrezionate.

Nel 1992, da via San Spiridione la sede si trasferisce in via Udine 34.

Nel 1994 il Gruppo festeggia i suoi 40 anni di attività ed in tale occasione viene presentato il primo volume di “Ipogea”, pubblicazione a carattere prettamente scientifico oramai giunta alla sua quarta uscita.

Nel 2004, in occasione del cinquantesimo anniversario dalla fondazione, viene allestita una mostra fotografica che ripercorre le imprese di mezzo secolo di speleologia del GSSG. Sono gli anni della scoperta di nuove grotte sul Carso triestino e delle entusiasmanti esplorazioni sul massiccio del Monte Canin dell’Abisso Led Zeppelin, la cui attuale profondità sfiora i 1.000 metri.

Al nutrito panorama divulgativo del Sodalizio vi si aggiunge nel 2007 la “Grotta Nera”, museo della preistoria del Carso triestino, recuperata come ecomuseo senza bacheche a basso impatto ambientale. Immerge il visitatore nello spazio sensoriale di una vera grotta, conducendolo dal fondo alla superficie in un viaggio attraverso tempo, clima e culture del passato illustrate con scene di vita, luci selettive e voce narrante.

Nel 2009 vengono organizzate una serie di giornate di archeologia sperimentale intitolate “Tecniche artigianali preistoriche: arte e maestria dei primi abitanti del Carso” che danno a ragazzi in età scolare l’opportunità di manipolare oggetti e attrezzi del passato e di sviluppare ingegno e gestualità nel tentativo di riprodurli, mettendo altresì in evidenza la disponibilità delle materie prime nell’ambiente circostante.

Negli anni successivi viene individuata ed esplorata una nuova cavità in zona Villanova delle grotte, un complesso reticolo di meandri e gallerie che supera i 2km di sviluppo e 200m di profondità. Nei pressi di questa, nell’anno 2012, viene aperto un altro ingresso che però conduce ad un altro, ancor più complesso, sistema sotterraneo, ancora in fase di esplorazione, e ben lontani dalla sua fine, sono stimati 3km di sviluppo esplorato e 326m di profondità raggiunta (altezza del fondovalle).

Continuano inoltre, ancor con più vigore, le collaborazioni con altri gruppi nelle esplorazioni dei grandi abissi del massiccio del monte Canin, come l’abisso Led Zeppelin (-1036m e 8km) e abisso Firn (pozzo unico da 495m), ed altri minori ma non meno importanti scoperte nella zona.

Continuano inoltre gli scavi e l’accatastamento di tantissime nuove cavità nel territorio del Carso triestino (abisso Millemanzi, abisso Nagasaki, etc.).

Sul Carso friulano nel 2014 inizia una proficua collaborazione con altri gruppi triestini in vari progetti esplorativi uno di questi è il progetto Grande Poiz con l’esplorazione della Grotta Clemente in zona Monte Canin.

Sul Carso triestino e più precisamente in Val Rosandra inizia nello stesso anno i primi assaggi di scavo nella Risorgiva delle Argille antico collettore drenante completamente riempita di sedimenti. Lo scavo in salita è ancora in fase d’indagine.

 

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