Grotta Impossibile 2 – 19.12.2004

La Grotta Impossibile di Cattinara

Scoperta un'immensa grotta

Cattinara, viaggio nelle viscere del Carso Triestino

Fatti due calcoli a braccio, dentro ci potrebbero stare comodamente la Cattedrale di San Giusto e la Sinagoga insieme. Di certo dopo la Grotta Gigante, e insieme alla “Skilan” e alla “Lindner” nell'Abisso di Trebiciano, è la più gigantesca caverna del Carso triestino. Per arrivarci abbiamo percorso sotto Cattinara mezzo chilometro di un altrettanto gigantesco meandro, l'alveo di un fiume – l'antenato del Timavo -che là scorreva qualche millennio fa. È un territorio incognito dove nessuno è mai stato prima, qualcosa che a tratti ricorda il regno dei nani nel “Signore degli anelli”.

Di Pietro Spirito

Da “Il Piccolo” – I pagina – 19 dicembre 2004


Caverna tra le più grandi del Carso Triestino scoperta in fondo alla cavità individuata durante gli scavi delle gallerie della superstrada

  Una seconda “grotta gigante” sotto Cattinara

Enormi le dimensioni: potrebbe ospitare edifici come la Cattedrale di San Giusto e la Sinagoga messe insieme
II complesso ipogeo si sviluppa per mezzo chilometro, ma le esplorazioni sono solo all'inizio


Dalla prima pagina
Una specie di piccola città sotterranea, che ha pure le sue torri: una doppia stalagmite alta più di venti metri a guardia dell'ultima caverna, spettacolare concrezione adesso in corsa anche lei per il record del sottosuolo carsico.Eccola qui la nuova grotta scoperta durante gli scavi delle gallerie di Cattinara. Non è “una fessura”, come aveva detto l'assessore ai Lavori pubblici Giorgio Rossi temendo interruzioni di cantiere. E' invece qualcosa di enorme, ed è solo una parte, perché c'è ancora molto da esplorare fra cunicoli e rami laterali. Ieri una squadra di speleologi della Commissione grotte “Eugenio Boegan”, in collaborazione con il Collegio delle guide Speleologiche regionali e sotto la direzione scientifica del Dipartimento di scienze geologiche dell'Università di Trieste, ha raggiunto il tratto terminale del sistema sotterraneo seguendo la via più diretta. E si è ritrovata in una caverna di cento metri per cinquanta, alta più di quaranta. Ma l'altezza è solo stimata, perché non solo la luce delle torce sfumava nel nulla, ma lo stesso rilevatore elettronico è andato fuori scala: puntandolo verso l'alto il raggio laser si perdeva nel buio
Quando, agli inizi di novembre, i tecnici del consorzio guidato dalla società Collini hanno raggiunto i 430 metri nello scavo delle gallerie per la superstrada, dopo aver buttato giù a colpi di mine un diaframma di roccia sono sbucati nel vuoto. Un'altra grotta, hanno detto, una delle tante già intercettate durante gli scavi e poi chiuse d'intesa con i geologi dell'Università. Stavolta però la situazione si presentava diversa, lo scavo delle gallerie aveva praticamente tagliato in due quello che a tutta prima si annunciava come un ampio complesso ipogeo. Tanto che Franco Cucchi, docente al Dipartimento di geologia e curatore del Catasto regionale delle grotte aveva chiesto di vederci chiaro. La direzione del cantiere ha dato la sua piena disponibilità, e sono cominciati i primi sondaggi nella parte della galleria di destra, seguendo il tratto in direzione est, da Cattinara verso Basovizza. E ieri la puntata esplorativa ha portato alla scoperta della gigantesca caverna.
A partire dal punto segnato come “metro 430” della galleria di destra, con gli speleologi della Commissione grotte guidati da Luis Torelli ci siamo calati in un pozzo di una quindicina di metri, siamo entrati in una prima caverna dove potrebbe stare senza difficoltà un palazzo di cinque piani, e abbiamo cominciato a percorrere alcune centinaia di metri in un ambiente decisamente vasto, scavalcando laghi asciutti e frane antiche e recenti, alcune con ogni probabilità provocate delle mine del cantiere quando lo scavo ha tagliato in due la grotta. Oltre il limite massimo toccato nelle precedenti esplorazioni si apriva il buio, Un vuoto che lasciava intuire qualcosa di piuttosto ampio, e dove nessuno è mai stato. Un ultima passeggiata fra massi di crollo e alla fine ecco la caverna, un cupolone del quale nemmeno il laser è riuscito a toccare il punto più alto.
Gli speleologi hanno effettuato il rilievo, la mappa di quanto esplorato, mentre Paolo Manca, giovane geologo del Collegio delle guide ha raccolto dati per conto dell'Università. Ma la storia continua: una galleria naturale si affaccia da un terrazzamento sulla parete della volta, e probabilmente è lì che le acque dell'antico fiume continuavano la loro corsa sotterranea. Ci vorranno una scalata acrobatica e altre settimane di lavoro per individuare ulteriori prosecuzioni, mentre il fronte delle gallerie artificiali si allontana dall'ingresso della grotta, inquinata nei primi metri dai gas di scarico degli automezzi. E anche lo “spriz-beton”, il calcestruzzo spruzzato per consolidare la roccia, ha lasciato qualche segno della sua invadenza.
Speleologi e geologi sono d'accordo: nella grotta delle gallerie artificiali le sorprese potrebbero non essere finite. Anche perché queste prime scoperte danno corpo a una leggenda geologica, secondo la quale negli anni Cinquanta, al tempo del Governo militare alleato, prospezioni gravimetriche effettuate dal Geofisico segnalarono enormi vuoti sotto Padriciano. I documenti relativi a quelle prospezioni non sono mai stati trovati, ma le scoperte di questi giorni potrebbero esserne la conferma.
Rimane aperta anche la questione di cosa ne sarà della grotta una volta ultimate le gallerie della superstrada, e se nel frattempo non si riuscirà a trovare un altro ingresso più in alto, forse dalle parti di Basovizza. E' da quella parte infatti che si dirige il meandro principale.

Pietro Spirito

  


In alto, l'entrata della grotta nella galleria di Cattinara. In basso e a destra gli speleologi impegnati ieri nell'esplorazione. (Foto Paolo Manca)

  

  

Da “Il Piccolo” – 19 dicembre 2004

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