Petrolio Val Rosandra – 16.12.2004

Laurea in Scienze geologiche su tracce di petrolio in Val Rosandra

Gli esperti escludono però l'ipotesi che nel sottosuolo si sia formato un vero e proprio giacimento di oro nero

Trovate tracce di petrolio in Val Rosandra

L'argomento è stato al centro della prima tesi di laurea in Scienze geologiche

Le manifestazioni petrolifere contenute nelle rocce affioranti in Val Rosandra hanno rappresentato l'argomento di studio della prima tesi di laurea triennale in Scienze geologiche che sarà discussa all'Università di Trieste dalla laureanda Elisa Brussich. Le analisi geochimiche di queste manifestazioni petrolifere sono state effettuate nel corso di uno stage nei laboratori Eni di San Donato Milanese a cui la laureanda ha preso parte.
Questo argomento sarà poi ulteriormente sviluppato nell'ambito della laurea specialistica in Scienze geologiche, curriculum «georisorse energetiche ed idriche», attivato da quest'anno all'Università di Trieste, nell'ambito del quale sono previste testimonianze fornite da esperti dell'Eni.
Ma cosa si intende per manifestazioni petrolifere e come si forma il petrolio? «La formazione di un giacimento petrolifero presuppone la presenza di tre componenti fondamentali – racconta Daniele Masetti, docente di Geologia stratigrafica – la roccia madre, all'interno della quale è contenuta la sostanza organica che da origine gli idrocarburi, il serbatoio, una roccia permeabile i cui pori sono riempiti da idrocarburi, ed infine la trappola, una struttura geologica che racchiude il serbatoio confinando lateralmente e superiormente il giacimento».
I processi che avvengono durante la generazione di idrocarburi sono comunque lentissimi ed accompagnano il processo di seppellimento dei sedimenti, in condizioni di costante aumento di temperatura e pressione. Durante le prime modificazioni della materia organica si ha la formazione del «kerosene», materiale organico che rappresenta una tappa evolutiva intermedia tra la sostanza organica originale e gli idrocarburi.
Quando la profondità di seppellimento arriva a tremila metri, e la temperatura a circa 150 gradi, entriamo nella cosiddetta «finestra dell'olio» ed il kerosene comincia a liberare idrocarburi, che, essendo più leggeri del fluido circostante, iniziano la fuga verso l'alto intrufolandosi in tutti gli interstizi che trovano sul cammino. Questo processo è il responsabile delle manifestazioni petrolifere scoperte nella «Grotta delle gallerie» in Val Rosandra.
Perché si abbia la formazione di un giacimento di petrolio, gli idrocarburi devono poi accumularsi all'interno di una «trappola».
Per tornare alle manifestazioni petrolifere della Val Rosandra, le ricerche condotte nei laboratori Eni, hanno potuto appurare che la roccia madre è rappresentata da un livello calcareo debolmente argilloso collocato poco sopra il tetto della piattaforma carbonatica del Carso. Tale livello si era depositato circa 50 milioni di anni fa, quando la grande piana calcarea tropicale che caratterizzava lo scenario cretaceo era sprofondata a qualche decina di metri di profondità. «Il continuo afflusso di sedimenti ai fondali ha portato al seppellimento della roccia madre che arrivava, qualche milione di anni dopo, nella finestra dell'olio – spiega Masetti -. Il kerosene ha finito quindi per maturare liberando idrocarburi che, infilandosi in fratture ha originato le manifestazioni petrolifere in questione».
Questo vuoi dire che in Val Rosandra è possibile trovare un giacimento petrolifero? «Certamente no – risponde sicuro il ricercatore del Dipartimento di Scienze geologiche, ambientali e marine dell'Università di Trieste -ma la buona qualità della roccia madre qui individuata incoraggia il proseguimento delle ricerche volte a verificare spessore ed estensione areale dell'orizzonte ricco in materia organica nella speranza che da qualche parte si sia verificata quella fortunata combinazione di fattori che porta alla formazione di un giacimento di petrolio».

Da “Il Piccolo” – 16 dicembre 2004

Nessun commento presente.

Nessun trackback