Abisso della Vendemmia – 29.07.2005

La scoperta e l’esplorazione dell’Abisso della Vendemmia a Prosecco da parte del Gruppo Speleologico San Giusto

Si trova a Prosecco ed è stato scoperto dal Gruppo San Giusto

Esplorato un nuovo abisso Speleologi fino a quota -200

di Pietro Spirito

Un nuovo abisso profondo duecento metri è stato scoperto ed esplorato dagli speleologi del Gruppo speleologico San Giusto (Gssg). La nuova cavità, battezzata Abisso delle Vendemmia, si apre in una dolina di Prosecco, nei pressi del «Centro Lanza». La cavità fu individuata nel 2000 da Bruno ed Enrico Vivian, Paolo Malandrino e Franco Tedeschi, tutti del Gssg, ma solo in questi giorni l'esplorazione del ramo principale è stata portata a termine. Sono stati necessari infatti cinque anni di lavoro per portare gli esploratori alla profondità di duecento metri, una delle maggiori del Carso triestino, dove è stato scoperto un laghetto sotterraneo di acqua limpidissima, caso non frequente nelle grotte dell'altopiano.
L'esplorazione dell'abisso non è stata propriamente una passeggiata: «All'inizio – racconta Paolo Malandrino – dopo una discesa di venti metri ci siamo ritrovati in un ambiente ampio ma completamente intasato da pietrame; poi abbiamo individuato dietro un diaframma di roccia una fessura di appena quindici centimetri; e purtroppo per noi quella era la via da seguire».
Dopo un lungo e faticoso lavoro per allargare il passaggio gli speleologi sono sbucati su un largo pozzo profondo 40 metri, e poi su un altro salto verticale di altri 40 metri che finiva sulla volta della prima di due caverne di crollo di notevoli dimensioni collegate fra loro da uno stretto passaggio. Superata così la fatidica quota di -100, a quel punto sono stati necessari altri lavori per consolidare e mettere in sicurezza i passaggi, molto franosi. Per settimane le squadre si sono alternate nella grotta per «vuotare a mano o con ingegnosi sistemi di carrucole una serie di pozzetti», sempre con il rischio di crolli. «Più di qualche volta siamo stati sul punto di mollare tutto – racconta Malandrino – ma alla fine l'apertura dell'ennesimo pozzo di una ventina di metri e soprattutto la discesa del successivo, di 50 metri, ha dato i risultati sperati: sul fondo, a meno 200, c'era un laghetto di acqua cristallina profondo circa quattro metri alimentato da un leggero ma continuo flusso d'acqua». Considerando che la quota d'ingresso dell'abisso è di 245 metri sul livello del mare, «non possiamo ancora parlare di zero idrografico – spiega lo speleologo del Gssg – quindi la possibilità di poter ancora seguire verso il basso il corso d'acqua è concreta, anche se di difficile realizzazione». Restano però da esplorare alcuni camini verticali, che potrebbero ancora riservare qualche sorpresa.
Ma, dopo la recente scoperta della grande Grotta Impossibile a Cattinara, per il momento è il carso triestino che continua a regalare sorprese. Due secoli di esplorazioni sotterranee evidentemente non sono bastati a esaurire le potenzialità di ricerca, con la possibilità di mettere ancora piede là dove nessuno è mai stato prima.


La discesa di uno dei pozzi. (Foto di Stefano Pagan)


II laghetto in fondo al nuovo abisso. (Foto di Stefano Pagan)

Da “Il Piccolo” – 29 luglio 2005

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