Politici e stalattiti 3 – 26.05.2005

Il danneggiamento di una nuova cavità trovata durante gli scavi della galleria di Cattinara

Presentata una denuncia a carico dei consiglieri della Quarta commissione che avevano saccheggiato la grotta di Cattinara

Stalattiti-souvenir, indaga la Procura

“Mi scuso” aveva detto pentendosi del proprio comportamento qualche consigliere della Quarta commissione comunale. Altri invece non avevano detto nulla a propria giustificazione, mantenendo un fragoroso silenzio sulle stalattiti strappate come fossero “souvenir” dal soffitto delle nuova grotta emersa durante lo scavo delle gallerie della Grande viabilità.
Ora questo “fattaccio” è approdato agli uffici della Procura della Repubblica. Ieri Alessandro Claut, presidente del club di Trieste degli “Amici della terra”, ha presentato un esposto-denuncia contro i consiglieri comunali che il 5 maggio hanno strappato un buon numero di stalattiti e se le sono messe in tasca a ricordo del sopralluogo.
Nell'esposto-denuncia vengono fatti esplicitamente i nomi di tre consiglieri: Michele Lo
 Bianco di Alleanza nazionale; Maurizio Marzi di Forza Italia e Alberto Russignan dei “Cittadini”. Ma l'esposto chiede che venga esercitata l'azione penale anche contro gli altri consiglieri della Commissione lavori pubblici che hanno partecipato al “prelievo” e che al momento sono ancora ignoti.
Due sono le ipotesi di reato indicate nel documento depositato ieri in cancelleria: il dan-neggiamento, deterioramento e deturpamento di beni ambientali indisponibili, soggetti a tutela e il furto aggravato.
“Si tratta del primo e unico caso in Italia ed Europa di un intero corpo di pubblici ufficiali che nell'esercizio delle proprie funzioni si da pubblicamente al danneggiamento e al furto di beni ambientali” scrive il presidente Alessandro Claut nel documento-requisitoria che offre ai magistrati inquirenti anche una preziosa falsariga lungo cui proiettare le loro indagini.
Sul prelievo non vi sono dubbi. E' documentato da una serie di fotografie pubblicate il 6 maggio su questo giornale e dalle dichiarazioni di un paio di protagonisti del raid. Sulla qualificazione giuridica il dibattito invece è aperto.
C'è chi sostiene- come gli Amici della terra- che la grotta depredata è soggetta a una precisa tutela di legge collegata al “combinato” di disposizioni nazionali e regionali. Per altri, al contrario, non esiste tutela. Lo ha spiegato pochi giorni fa Maurizio Anselmi della Soprintendenza ai beni ambientali. “La legge regionale 27/1966 consente alla Regione di tutelare le grotte in forza della legge nazionale 1497/39 sul paesaggio. Ma per farlo serve uno specifico decreto di vincolo che la grotta scoperta nel corso dello scavo della Grande viabilità non poteva possedere. Per questo motivo chiederemo alla Regione che vari una norma a tutela di tutte le cavità”.
Sul raid nella grotta aveva già richiamato l'attenzione della Procura l'esponente dei Verdi Maurizio Rozza. “E' un fatto gravissimo: per questo invitiamo gli autori a valutare se non sia il caso di dimettersi immediatamente da consiglieri comunali”.
Non dissimile la reazione del consigliere regionale e comunale di Forza Italia, Piero Camber. “Provo sgomento e rabbia. Quanto è accaduto è un pugno allo stomaco, un'offesa alla madre, un atto ingiustificabile. La pena deve esser esemplare per il danno e per il millantato credito con cui i nostri amministratori hanno carpito la fiducia dei cittadini”.
Franco Gherlizza, presidente della Federazione speleologica triestina, aveva invece sottolineato la necessità di una revisione della legge di tutela dei fenomeni carsici. “Questo episodio- aveva aggiunto -dimostra anche la sostanziale ignoranza che le persone hanno del mondo sotterraneo”.

Claudio Ernè


I consiglieri prendono i “souvenir”. Ora indaga la Procura.

Da “Il Piccolo” – 26 maggio 2005


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