Il bosco Bazzoni nel 1978

All’epoca la Particella rappresentava per alcuni escursionisti un luogo di transito, in quanto si poteva passare per di là per recarsi a San Lorenzo, seguendo il sentiero perimetrale della cava. Un appassionato di botanica, Eliseo Osualdini, osservò l’eccezionalità della zona, notava che era un luogo particolare: era evidente la bellezza dei sempreverdi diversi da quelli d’altri siti. Pur non conoscendo dati storici si percepiva immediatamente la sensazione di una cosa costruita, voluta, impiantata, sensazione rafforzata vieppiù dopo la scoperta di specie mediterranee.

Prendendo informazioni presso il Corpo Forestale, si è capito che quella era la Particella Sperimentale, nella quale, da almeno 50 anni, non si era eseguito alcun lavoro ufficiale, se non consideriamo lavori i tagli illegali effettuati durante l’ultima guerra.

Nacque il desiderio di ripristinarla, di mettere in luce il lavoro svolto dai nostri avi, di farne un luogo didattico data la numerosità di spunti e di specie in una zona piuttosto ristretta.

Allora, la superficie boschiva era costellata da vecchi crolli e seccume, ricoperta da piante nocive, liane, rovi, da immondizie e residuati bellici. Sparsi, qua e là, scheletri di animali domestici.

La Caverna Nera era quasi invisibile nascosta dalle piante infestanti; a stento si poté raggiungerla. Talmente fitti erano i cespugli che non si riusciva ad accedere né ai tronchi secolari, né al muro perimetrale. Quando questo poté essere analizzato, risultò sbrecciato in parecchi punti lungo i suoi 400 metri.

Il sentiero all’inizio permetteva l’entrata nell’interno della Particella con una certa facilità, ma più ci si inoltrava, più si strozzava, tanto che se ne perdeva la traccia. Non si riusciva neanche ad individuare la morfologia del terreno.

L’Osualdini coadiuvato da alcuni soci del Gruppo Speleologico San Giusto, iniziò allora un pesante lavoro di liberazione dell’ambiente dagli elementi estranei per la messa in luce delle piante più pregevoli. In seguito egli costruì un’adeguata sentieristica per poter visitare le quattro zone climatico-morfologiche da lui individuate. Nel frattempo vi inseriva piante tipiche, che potevano associarsi a quelle presenti, allo scopo di caratterizzare meglio ciascuna delle zone individuate. Più tardi sempre Eliseo Osualdini ha provveduto alla cartellinatura delle varie specie continuando i lavori di manutenzione: potatura delle piante, asportazione dei rifiuti, pulizia dei sentieri, adeguamento della cartellinatura con relativo spostamento per quanto riguarda le specie annuali, riparazione del muro perimetrale e sistemazione di panchine.  

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