Ma voi lo conoscete il S. Olef?

No?!?E allora vi racconto la sua storia.

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Da un po’ ero alla ricerca di un nuovo progetto, un’esplorazione di quelle che ti fanno venire voglia di licenziarti per andare a scavare. Così, un weekend propongo di andare a fare un giro in  una zona del Canin che non avevo mai visitato, quella che circonda il Livinal Lung, sotto il Monte Poviz. Partiamo un sabato Lollo, Flavia, Omar, la piccola Sara (e per piccola intendo un anno appena compiuto) ed io muniti di tendina per accamparci e dormire sotto le stelle. Facciamo una breve battuta di zona; Omar ci mostra due buchi che aveva visto qualche tempo fa e ne troviamo uno nuovo, una specie di cavernetta dalla quale esce una debole corrente d’aria molto fredda che sembra proprio l’ingresso di una cavità tappata da terra e massi.

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Decidiamo di cercare un posto dove mettere le tende e di tornare a scavare il giorno successivo. Ci accampiamo alle casermette sotto il monte Poviz dove in passato sono stati fatti altri campi speleo e ci godiamo una bella serata sotto le stelle cadenti.

Al risveglio scalpitiamo per andare a scavare e capire se il buco trovato ci riserva qualcosa di bello. Siamo in due ed iniziamo a spostare i massi e la terra con i pochi attrezzi che abbiamo portato siccome non pensavamo di avere tanta fortuna. Man mano che spostiamo terra e sassi l’aria che esce dal buco aumenta e le nostre mani si gelano per quanto è fredda. Lavoriamo fino a metà pomeriggio ma i nostri mezzi diventano insufficienti così decidiamo di tornare un’altra volta reclutando più “braccia” e con attrezzi più adeguati.

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La curiosità è tanta perciò torniamo la settimana seguente con una super squadra: Lollo, Flavia, Omar, Tiziana, Seba, Ciano, Giuli, Emilio, Sara (grande), Alex ed io. 

Pensiamo ci aspettino due giorni di scavo e invece dopo poche ore e un ottimo lavoro di squadra sentiamo Omar che grida “se passa!!!se sta in piedi!!!” . Subito dopo il stretto passaggio iniziale l’ambiente è ampio. La roccia è bianchissima. Attrezziamo con corda una discesa di qualche metro e arriviamo in un’ampia sala. Ci troviamo nel punto d’incontro di due faglie e sembra di essere dentro un grande cubo bianco. Ci guardiamo attorno e, non vedendo al primo colpo dove continua la grotta, come dei segugi seguiamo la corrente d’aria e capiamo che arriva da un pozzo che dovremo rendere transitabile. Ci lavoriamo qualche ora e lo scendiamo. Sono circa 5 metri e arriviamo in una saletta dove c’è abbastanza stillicidio. I segugi si rimettono al lavoro e intravedono un piccolo passaggio basso, da dove arriva l’aria, ostruito da terra e sassi piccoli e iniziano a scavare. Fa freddo, l’aria ha 1.5° e anche se ci muoviamo scavando iniziamo a soffrire un po’ perché siamo fradici. Iniziamo a risalire uno alla volta ma la curiosità è tanta, vorremmo almeno sbirciare oltre per capire cosa ci aspetta. Ci infiliamo a turno nel passaggio stretto e scalciamo come muli finché non riusciamo a spingere via i sassi che ci impedivano il passaggio e a passare. Dopo pochi metri il cunicolo si allarga leggermente e risale. Non abbiamo i mezzi per poter effettuare la risalita e siamo anche congelati perciò stavolta usciamo sul serio tutti e andiamo a mangiarci un polletto.

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Nelle settimane successive il meteo non è dalla nostra e dobbiamo aspettare un po’ per poter ritornare. Questa volta siamo in 5 +1 (incursione finale di Sandrin): Lollo, Mauro, Sara, Alex ed io. Ci dividiamo in due squadre. Alex, Sara ed io andiamo a fare la risalita mentre Lollo e Mauro si dedicano a “sistemare” il pozzetto stretto. 

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La risalita non ci porta da nessuna parte ed effettivamente l’aria non circola in alto ma arriva da due fessure che si trovano alla base così iniziamo ad allargarle lavorando su due fronti perché al momento ci passerebbe solo un gatto. Ci raggiungono anche Lollo e Mauro fieri e soddisfatti dell’autostrada che hanno creato. Sbirciamo oltre entrambe le strettoie e sembra che gli ambienti si allarghino ma quest’oggi non riusciremo a soddisfare la nostra curiosità…c’è ancora lavoro da fare! Così usciamo e continuiamo a sognare su cosa ci aspetta…..

Arrivederci Signor Olef, a presto!

Erica Mesar

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