Abisso Massimo

Le esplorazioni del GSSG all’Abisso Massimo, cavità che raggiunge, con i suoi 227 metri di profondità, i 2 m sul livello di base

 

Scheda catastale

La cavità s’apre con un P60 che, da un punto di vista morfologico, è tipicamente di corrosione-erosione. Lo scorrimento parietale di acque sovrassature ha dato origine a crostelli alternati a colate calcitiche.
Una decina di metri dall’ingresso, fra le concrezioni, s’apre l’imbocco di un pozzo laterale che scende parallelo al principale e vi si ricongiunge una trentina di metri più in basso. Tale ramo è caratterizzato da una cospicua presenza di concrezioni note come “fiori di grotta”, da cui il nome: ramo dei fiori. Il fondo è coperto da detriti, anche di notevoli dimensioni, staccatesi probabilmente dalle pareti.

Dalla base del pozzo si dipartono tre rami differenti.

RAMO DEL GUAPO
Due pozzetti portano, con un dislivello di 18m, ad una strettoia oltre la quale s’apre un P30 che porta alla profondati di 110m. Questo pozzo presenta una sezione allungata con asse dinarico; i calcari sono delle micriti alternate a biomicriti a nummuliti. Si rinvengono delle strozzature orizzontali che interessano tutta la lunghezza dei pozzi; queste, molto probabilmente, si trovano in corrispondenza a livelli calcarei più resistenti alla dissoluzione. Sul fondo del pozzo d’accesso si rinvengono livelli di calcari bioclastici, con variazioni laterali di facies, con tritume di conchiglie.

RAMO FONDO -90m
Dalla base del pozzo d’accesso si scende l’unico pozzo che non s’apre tra i clasti cementati; dalla sua base si prosegue superando un altro salto che giunge alla profondità di 90m.
RAMO DEL FONDO
Dopo i primi 10m del pozzo del ramo sopra descritto, si traversa e si prende una strettoia che dà su un P8,6. Dalla base di questo, da un lato si prosegue verso il fondo e dall’altro si continua lungo un breve ramo laterale.

RAMO LATERALE
è costituito da un P9, caratterizzato da una strettoia alquanto scomoda, che porta ad una forra della profondità di 13,5m. Questa è collegata strutturalmente al successivo grande pozzo ma il collegamento è intransitabile a causa di numerosi clasti, anche di notevoli dimensioni, che ne occupano il passaggio.
Ramo fondo: dalla base del P8,6, passando sopra al P9, s’imbocca un cunicolo orizzontale che immette nel P57,60. L’ambiente è tipicamente di erosione, le pareti sono regolari ma interessate da una marcata dissoluzione che approfondendo il reticolo tettonico causa la formazione di lame. Questa è la parte più pericolosa dell’abisso e necessita di un’attenzione particolare a causa delle numerosissime pietre instabili. Alla base c’è un cono detritico che degrada verso il fondo dove vi sono due fratture. Imboccando quella avente direzione 230°N, si prosegue traversando fino a giungere all’imbocco di un pozzetto che si abbandona dopo 3,5m per superare un passaggio orizzontale. Questo è il tratto, per ora, più fangoso della cavità. Superandolo si sbuca sulla parete del pozzo successivo, ad un’altezza di circa 15m. Si tratta di una grossa faglia di direzione 220°N, con le pareti distanti circa 4m e con un fondo con un’inclinazione media di 40°. Qui fanno la loro ricomparsa le concrezioni; il morfotipo caratteristico è il crostello che ricopre interamente il fondo e le pareti. Alla sommità superore si nota una finestra buia che non è ancora stata esplorata. L’estremità inferiore della faglia, invece, si perde nel pozzo successivo, P53, molto concrezionato e con parecchie probabili prosecuzioni.
Per raggiungere il fondo bisogna scendere ancora un P23 il cui imbocco si trova a 5m d’altezza. Le pareti sono caratterizzate dalla presenza d’elementi instabili ricoperti e tenuti in posto da grosse quantità d’argilla. La quota assoluta del fondo è di soli 2m sul livello del mare.

 

NOTA
La presenza di strettoie, unita alla franosità del P57, che scarica continuamente, ed ai grossi depositi di argilla rende complessa la visita di questa cavità.

NOTA 2
Sul fondo della cavità, a quota -227, c’è acqua. Questo livello freatico è certamente un lago pensile che non riesce a scaricare in quanto il punto di drenaggio s’intasa d’argilla. Per tutto il periodo di esplorazione il livello di riempimento del pozzo è stato trovato sempre diverso: indice di un continuo processo di svuotamento-riempimento legato al regime idrico sotterraneo.
Il 24 ottobre, in seguito alla notizia che il 20 e 21 ottobre nell’Abisso di Trebiciano l’acqua era giunta all’altezza delle ultime scale, fu fatta una ricognizione sul fondo del Massimo. In quell’occasione l’acqua aveva raggiunto, nel pozzo “San Giusto”, i venti metri di altezza per un volume d’acqua stimato attorno ai 2800 metri cubi.

 

Osservazioni geomorfologiche ed idrologiche sull’abisso Massimo

 

 

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