Editoriale

RELAZIONE MORALE DEL PRESIDENTE DEL GRUPPO SPELEOLOGICO SAN GIUSTO PER L’ANNO 2013

 

 

Carissimi tutti,

 

come di consueto, oggi siamo qui riuniti per chiudere ufficialmente, con la lettura delle relazioni annuali, il 59° anno di vita del nostro “San Giusto” e dare inizio al nostro sessantesimo genetliaco. Sessant’anni, pensate! Una vita! Personalmente mi sento particolarmente orgoglioso e molto onorato di essere stato, per volontà espressa dal Collettivo, il vostro presidente per 25 anni.

 

Prima di entrare nel vivo di questa mia relazione, permettetemi di ringraziare, anche a nome vostro, tutti coloro che in varia maniera hanno collaborato alla gestione della Società, in particolare il Consiglio Direttivo e i Collegi Sindacali.

 

Oggi ci ritroviamo per dar corso ad un nuovo “giro di boa” istituzionale con l’elezione del nuovo Consiglio Direttivo. Sarebbe stato quindi auspicabile vedere nella lista delle candidature vecchi o nuovi personaggi. Invece, fino all’ultimo minuto, IL NULLA, – come sempre – ad eccezione dei soliti grafomani che si divertono a imbrattare i documenti ufficiali con nomi di fantasia. Dal “pozzo delle candidature” non sono usciti personaggi con idee nuove; idee che possano in qualche maniera cambiare il corso del nostro destino; soci motivati che possano imprimere al Collettivo il cosiddetto “colpo di frusta”.

 

E invece perché rischiare? “ghe pensa Furio”. Infatti dai discorsi fatti davanti al caminetto emerge lo stereotipo comune dei soci del San Giusto:tanto gavemo Furio – scuseme un tanto – fin che el ghe stà col zervel no stemo zercar disgrazie. Disemoselo pur francamente: meio lui che un altro pezo. Evviva la e po bon!”.

 

Va ricordato che fra pochi mesi, toccando scaramanticamente le mie parti nobili, compirò 68 anni, un traguardo che mi autorizza a definirmi “non più giovane”, o come insinuato da voi più volte “obsoleto”. La gente che mi incontra per strada, vedendomi adorno di ricami sui paludamenti (secondo solo ad un altro personaggio del circo speleologico) con scritto Gruppo Speleologico San Giusto, Grotta Nera o ancora Guida Speleologica, si chiede sovente: “cossa? – te va ancora pei busi? – ma te sarà mato? – ara che no te ga più vinti ani!” E beh! La cosa mi fa riflettere; e mi ritorna prepotentemente in mente la storia della mia vita nel San Giusto.

 

Questa storia l’avrò già raccontata probabilmente a quasi tutti voi, ma, visto che non l’ho mai tradotta per iscritto e considerando poi che questo documento non verrà consegnato alle Istituzioni ma rimarrà nei nostri archivi, desidero, dopo 25 anni di tribolazioni sociali, condividerla con voi. Va anche considerata la possibilità che, per pura ipotesi, queste righe possano domani giungere nelle mani del Vescovo e che egli decida di consegnarmi una lettera di raccomandazioni per quando andrò all’inferno (noi grottisti per le azioni fatte siamo destinati a scendere, mentre per risalire verso il cielo facciamo un tantino fatica); spero che in quella circostanza possa valere più la lettera del Vescovo che quella del Sindaco!

 

Ecco dunque la storia. Assieme agli amici Walter e Riccardo, dopo aver provato per diversi anni l’emozione della progressione su corda da autonomi e aver capito che la cosa ci è ormai entrata nel sangue, decidiamo di ufficializzare la nostra attività di speleonauti e di aderire ad un gruppo speleo. Così in un pomeriggio del 1986 ci troviamo in tre nel negozio Avventura. Naturalmente il primo gruppo a cui rivolgersi è la “Commissione”; abbiamo Marietto là, ma non è così facile essere accettati e bisogna aspettare almeno tre anni da “gamei”. Al contrario Lupo – sempre presente – ci propone di passare proprio quella sera al San Giusto in via San Spiridione dove, guarda caso, si svolgerà l’Assemblea Annuale dei soci.

 

Ci andiamo e ci ritroviamo in una sede molto grande, un posto austero pieno di personaggi carismatici, magari forse un po’ datati, che discutono molto di mostre, di pubblicazioni e infine di esplorazioni internazionali. “Figo! Figo!” Direbbe un famoso personaggio! Verso la fine della riunione, prendono la parola un certo Gagliardi e un certo Bizio, i quali sostengono che un gruppo che si rispetti dovrebbe acquistare un trapano per mettere gli spit più rapidamente nelle esplorazioni invece di pensare solo a stampare libri e allestire mostre sulle cartoline. Cosa questa che mi rimane impressa nella memoria e che da buona anima libera condivido appieno.

 

Inizia così, affascinato da questo mondo nuovo, il mio secondo percorso speleologico. Il primo era cominciato nel lontano 1959 e si era concluso (forse meglio dire ibernato) nel 1974 con il mio matrimonio. Ma questa è un’altra storia che non lega con quella del San Giusto.

 

Fulgida carriera ora nel San Giusto: sempre presente negli scavi (allora si scavava solo con mazza, punta e demolitore); valente rilevatore (porto a compimento in poco tempo il rilievo dell’Abisso Labirinto, fatto che colpisce particolarmente l’allora presidente Tarabocchia). Quindi alle elezioni del 1988 il Presidente mi nomina suo vice (lo Statuto di allora concedeva il privilegio al Presidente di nominare suo Vice un personaggio qualsiasi del collettivo, anche al di fuori del Consiglio Direttivo). All’improvviso però egli decide di partire per l’allora Cecoslovacchia; colpito da Cupido, e non fa più ritorno a Trieste per diverso tempo. Di fatto per un anno rimango Presidente ad interim, aiutato naturalmente dal valente Radacich e dal buon Lupo (rispettivamente Tesoriere e Direttore delle attività di campagna). Per Statuto però la carica di Presidente non può rimanere vacante per più di un anno e quindi si deve procedere all’elezione del nuovo Presidente disgiuntamente dalle elezioni del Consiglio Direttivo già in carica. La serata delle elezioni si rivela un’esperienza indimenticabile. Per lo Statuto allora vigente, il Presidente, per essere eletto, deve avere almeno il 50% + 1 dei voti. In lista Carosi, Radacich e Lupo (altro che oggi!!!).Votazioni ripetute, penso, una trentina di volte senza raggiungere mai il quorum richiesto. A un certo punto, nella disperazione più totale, Dini propone la mia candidatura – pur se allora illustre sconosciuto – la quale, forse per logoramento fisico e mentale (sono ormai le 24!), viene accettata. Nella successiva votazione vengo eletto con solo tre voti contrari e un astenuto, come probabilmente succederà questa sera.

 

Inizia così la mia carriera di Presidente, senza conoscere le cattiverie del mestiere, tant’è che, alla prima riunione per la ripartizione del contributo, mi crocefiggono sottraendoci 500.000 lire. Ma contemporaneamente, pur boicottato dal Segretario e dal Tesoriere, la prima cosa che faccio acquistare è proprio un trapano Bosch. Allora il magazzino sociale era composto da 300 metri di corde, poche fettucce, un mucchietto di spit, 10 piastrine, un generatore che qualcuno aveva boicottato mettendo nel serbatoio acqua (azioni che ricordano la guerra in Libia). Va detto che i moschettoni utilizzati nelle visite e nelle esplorazioni dovevano essere quelli personali.

 

Poi il resto dei miei 25 anni passati con voi sta scritto nelle mie relazioni annuali da Presidente. Quanta acqua è passata sotto i ponti da allora; ma ricordo ancora l’ultimo consiglio di Tarabocchia: “Guanti di velluto, ma una mano tienila sempre dietro!”.

 

 

Vi chiederete: ma perché ci sta raccontando tutto questo? Il motivo mi sembra abbastanza intuitivo; a volte, il Collettivo dovrebbe avere il coraggio di nominare un personaggio nuovo alla guida di una società, fatto che sicuramente incentiverebbe a far nascere nuovi stimoli e nuove idee. Vi invito quindi a meditare convintamente su queste mie parole.

 

Entrando ora nella disamina delle varie iniziative portate a compimento quest’anno, alcune di queste meritano di essere particolarmente menzionate in questa mia relazione. Cercherò di darne lettura, magari senza rispettare un rigoroso ordine d’importanza. D’altra parte tutte le attività svolte da noi sono meritevoli della vostra attenzione.

 

La prima da menzionare è senz’altro l’attività delle tre squadre di scavo che nell’anno passato hanno dato prova di notevole capacità operativa. Queste sono state nominate in base ai personaggi che le compongono. Annoveriamo la Carso 1, la Scarso 2 e la Squadra della Riserva Indiana. La prima, intrappolata sul fondo dell’Abisso Nagasaki in un lago di fango ma con probabili buone prospettive; la seconda a seguire le incessanti scoperte del nostro ispettore Tosone; la terza a topografare le innumerevoli prosecuzioni dell’Abisso del Partigiano.

 

La seconda iniziativa da evidenziare senza ombra di dubbio è la notevole attività esplorativa che ci vede in collaborazione con altre realtà speleologiche della regione. Voglio ricordare l’Abisso Led Zeppelin, l’Abisso Firn, l’Abisso Dobra Picka e l’Abisso Davanzo sul Canin, il Sistema Clemente sul Gran Poiz e la Lukina Jama nei Velebit.

 

Plauso particolare va poi al riordino e all’implementazione del nostro sito Internet che giorno dopo giorno diviene sempre più attuale grazie ad un instancabile lavoro di aggiornamento.

 

Non ci si può neppure dimenticare della sistemazione della cantina con l’allestimento del magazzino sociale e il suo riordino.

 

La didattica continua ad essere un’iniziativa strategica, raggiungendo quest’anno notevoli livelli di quantità e qualità. Con 106 uscite collettive abbiamo coinvolto, nel nostro Centro Didattico Eliseo Osualdini, 3744 persone tra scolari, insegnanti e gitanti della domenica.

 

Ricordiamo infine meritevoli iniziative “cantierizzate” e che hanno fatto “cassa” per il nostro Sodalizio, quali l’iniziativa delle visite guidate alla Grotta Valentina, illuminata per l’occasione con la presenza di 415 persone, e il posizionamento della stella di Natale sull’Ursus che proprio in questi giorni compie 100 anni.

 

Come avrete modo di sentire dalla lettura della relazione di programma, il Consiglio Direttivo ha deciso di porre, per il nostro futuro operativo, molta “carne sul fuoco”, ma nel contempo ha anche deciso di organizzare nei prossimi mesi alcune cene conviviali dove ritrovarci tutti assieme per confrontare le nostre idee e per creare dei punti di convergenza comuni elaborando nuove strategie.

 

Queste, care amiche e cari amici, le cose che il vostro Presidente si sentiva in animo di condividere con voi in questa relazione. Come sempre nel bene e nel male vi sarò vicino nella speranza di poter, nei limiti delle mie possibilità, darvi il mio aiuto a realizzare le vostre aspirazioni nel campo della speleologia e nel contempo far crescere con voi il nostro San Giusto.

 

 

A tutti un caloroso grazie,

 

 

Trieste, 24 gennaio 2014

Il presidente

FURIO PREMIANI

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