Nuove scoperte in Regione – 15.08.2007

Le nuove scoperte di cavità nella regione Friuli Venezia Giulia. Il riassunto di oltre un anno di attività della speleologia regionale.

Continua l’attività delle associazioni di appassionati delle grotte nonostante le difficoltà finanziarie

Gli speleo triestini hanno scoperto
50 nuove cavità

Sono oltre 50 le cavità esplorate dagli speleologi triestini sul nostro Carso dall’inizio del 2006. Tra queste quattro abissi di profondità superiore a 100 metri e una decina orizzontali di notevole sviluppo, senza contare le nuove scoperte all’interno di grotte già conosciute, mentre in tutta la regione, sono in fase di esplorazione, rilevate o da aggiornare con dati recenti, almeno 200 grotte con profondità che variano da 10 a 200 metri e con sviluppi che raggiungono, in alcuni casi, anche un paio di chilometri. Insomma continua intensa l’attività delle associazioni speleologiche triestine, tesa alla continua conoscenza del territorio della nostra regione.
Le scoperte, le esplorazioni, i rilievi e la documentazione del patrimonio speleologico, estese in tutto il Friuli Venezia Giulia, comprendendo aree che vanno dalle Alpi e Prealpi Carniche alle Giulie senza trascurare il Carso triestino, che dopo tanti di esplorazioni continua a riserbare sorprese. «Tutta l’attività è sempre stata condotta con passione e in modo disinteressato – spiega Roberto Grassi, consigliere provinciale di Trieste della Federazione Speleologica regionale – ma in questo periodo le associazioni si ritrovano a fare i conti con i finanziamenti concessi nel 2006 – in base ad una apposita legge regionale – ma non ancora erogati totalmente, nonché con la totale mancanza di certezze per i finanziamenti dell’anno in corso a causa della Legge sulla “Devolution” che demanda fondi e competenze, anche per quanto attiene questo settore, alle autonomie locali».
Da questi contributi dipende la possibilità dei gruppi di acquistare il materiale di progressione, la strumentazione per il rilievo e la documentazione, materiali indispensabili per continuare l’attività speleologica atta alla conoscenza sempre più approfondita del territorio carsico.
Nonostante questi problemi finanziari, i gruppi presenti nella provincia di Trieste (una decina che contano tutti svariati-anni di attività) continuano nelle loro ricerche portando alla scoperta di nuovi abissi e sistemi carsici interessanti, oltre che per la loro innegabile bellezza naturale, anche per il rinvenimento di importanti scorrimenti d’acqua sotterranea, risorsa questa sempre più importante e studiata. «Nella ristrettissima area del Carso triestino – dice ancora Grassi -, nonostante gli oltre cento anni di approfondite ricerche, gli speleo triestini continuano a scoprire grotte o nuove diramazioni in quelle già note.
Sono una cinquantina le nuove grotte esplorate: tra esse ben quattro abissi che superano i 100 metri di profondità e diverse cavità suborizzontali lunghe oltre 100 metri e ricche sia di splendide concrezioni che di bacini d’acqua».
E nel vicino Friuli l’attività non è da meno. Insomma, un patrimonio di dati e informazioni sulle cavità e i fenomeni carsici regionali enorme, che i gruppi stanno raccogliendo in attesa della riapertura del Catasto regionale delle grotte che, dopo il mancato rinnovo della convenzione con la Società Alpina delle Giulie, sta subendo una chiusura forzata dovuta all’iter burocratico necessario per la sua riapertura con un altro gestore.

 


Speleo triestini nel fontanone di Goriuda (foto di Gianfranco Cresi)

Da “Il Piccolo” – 15 agosto 2007

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