Incidente sul Canin – 12.09.2006

La felice conclusione dell’incidente che ha coinvolto uno speleologo ungherese sul massiccio del Canin

Balint Bajna, 43 anni, originario di Budapest, è ritornato in superficie

Canin speleologo salvato dai volontari triestini

Ora è ricoverato all’ospedale di Tolmezzo con una doppia frattura alla gamba

Un’immagine aerea del massiccio del Canin

Gli uomini del Soccorso del Cai si sono mobilitati a Trieste, Udine, Gorizia e Pordenone. Determinanti gli elicotteri del «118» e della Protezione civile

di Claudio Ernè

È disteso in un letto dell’ospedale di Tolmezzo dalle 10 di ieri mattina, Balint Bajna, lo speleologo di 43 anni originario di Budapest, infortunatosi sabato a 60 metri di profondità all’interno di un pozzo senza nome posto dell’altipiano del Canin. In quel letto dovrà restarci almeno una settimana perché agli esami radiologici le fratture al perone e alla tibia si sono rivelate più problematiche del previsto.
Balint Bajna deve la vita alla rodata organizzazione della sezione regionale del Corpo nazionale soccorso speleologico. Lo hanno salvato i volontari che hanno lavorato nell’abisso aprendo un varco con centinaia di microcariche di esplosivo per consentire la progressione della barella verso la superficie; lo speleologo deve anche la vita al medico Umberto Tognolli che è sceso in profondità per stabilizzarlo in un ambiente ostile: due gradi di temperatura, 99 per cento di umidità, innescano con grande facilità in una persona choccata e ferita una crisi ipotermica. Tognolli gli è rimasto accanto assieme a un infermiere-speleologo per più di 24 ore, fino al momento dell’emersione in superficie.
Erano le cinque di ieri mattina e Balint Bajana ha atteso in una tenda riscaldata la luce del giorno e l’arrivo sull’altipiano dell’elicottero del 118.
Gli ultimi 20 metri della risalita si erano rivelati estremamente rischiosi. Le microcariche di esplosivo avevano rimosso tre grandi massi che avrebbero bloccato la barella. Ma gli speleologi si sono accorti che si stavano muovendo su una frana molto instabile.
«Ci siamo ricordati della tragedia del Veliko Sbrego, un abisso poco distante dal punto in cui abbiamo lavorato da sabato sera. E gli uomini si sono mossi sulla frana con ancora maggiore cir-cospezione, con tutte le sicurezze del caso» ha spiegato ieri il «regista» di tutta l’operazione, l’architetto Alessio Fabbricatore responsabile regionale del Soccorso speleologico. Determinanti si sono rivelati anche in questa occasione gli elicotteri del 118 e della Protezione civile e gli uomini della Guardia di Finanza di Sella Nevea che hanno fornito un prezioso supporto logistico e di conoscenza del terreno.
Il ferito è stato prelevato dalla tenda riscaldata attorno alle 7.20 di ieri mattina i. da un tecnico e da un medico del 118 che lo hanno inserito in una barella. Poi il ferito e stato issato con un verricello nell’elicottero che non ha potuto appoggiare i pattini a terra a causa dell’asperità del terreno. Un breve volo fino al piazzale di Sella Nevea dov’era in attesa l’ambulanza che alle 7.30 si è mossa in direzione dell’ospedale di Tolmezzo. Poco dopo i volontari hanno iniziato a raccogliere anche in quota le loro attrezzature e verso le 11 con i due furgoni del Soccorso speleologico e alcune auto private, sono scesi a valle.

Da “Il Piccolo” – 12 settembre 2006

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