Catasto Grotte 1 – 27.12.2006

Dissensi sulla tenuta del Catasto Regionale delle Grotte

Dissenso sulla gestione del Cai

È contesa sulle Grotte e lo scontro sul catasto si arroventa in Regione

di Pietro Comedi

Andare a caccia di grotte diventa un caso politico. Il motivo della contesa riguarda la scelta della federazione regionale di Speleologia e, in generale, della maggioranza dei gruppi che frequentano le grotte, di non segnalare più le scoperte nell’ipogeo al catasto del Friuli Venezia Giulia. Un istituto gestito dalla società Alpina delle Giulie di Trieste (contributo annuo di 83.700 euro). Dati finiti invece in un archivio parallelo come forma di dissenso dell’attuale gestione.
Il presidente dello storico sodalizio, Mario Privileggi, parla apertamente di “boicottaggio» a cui ribattono non solo parte degli speleologi, che chiedono la testa del curatore Franco Cucchi, ma anche alcuni consiglieri regionali. Segnalando il malcontento e la sospensione dell’invio dei dati riguardanti l’attività svolta dai gruppi speleologici – dopo l’allontamento di Susanna Martinuzzi, già addetta dal 1980 al catasto delle grotte in regione – Igor Kocijancic (Rifondazione) e Alessandro Metz (Verdi) hanno presentato un’interrogazione in Regione. Nel documento i consiglieri di maggioranza chiedono «una dettagliata rendicontazione delle attività svolte, un inventario di tutti i materiali, le strumentazioni, i supporti di vario genere acquistati con i contributi annuali della Regione». Con una particolarità temporale: «Dal momento della nomina dell’ultimo curatore (Cucchi, ndr) ad oggi».
Scaduti senza alcun esito sessanta giorni dalla presentazione dell’interrogazione, Kocijancic e Metz più il collega Roberto De Gioia (Intesa dei valori) – estensore di una proposta di legge di riordino della materia – dopo un incontro con la Federazione Speleologica regionale hanno, di fatto, cercato di bloccare il rinnovo della convenzione per la gestione del catasto regionale delle grotte. 


Speleologo in una grotta

Missione fallita, almeno per il momento, anche se il primo passo è stato compiuto. Un emendamento alla Finanziaria regionale proposto dai tre, infatti, stabilisce che il catasto sia gestito dall’ente più rappresentativo in materia. Chiaro il riferimento alla Federazione regionale, in modo da strapparlo all’Alpina delle Giulie. L’emendamento è stato approvato, ma il passaggio non è scontato. «La convenzione è stata rinnovata – spiega Privileggi – per 6 mesi in attesa di capire l’iter della proposta di legge De Gioia (che prevede l’assegnazione del catasto alla Federazione, ndr), altrimenti veniva meno il servizio».
Sul mancato trasferimento delle nuove scoperte da parte dei gruppi speleologici il presidente dell’Alpina delle Giulie è esplicito: «Un boicottaggio vero e proprio, un’azione impropria – sostiene – di cui devono assumersi le responsabilità». Lo scontro con la Federazione è totale: «II servizio non funziona da anni, per questo abbiamo deciso lo sciopero della trasmissione dei dati – racconta Costantino Bottoli, responsabile per la federazione della commissione catasto – chiedendo la sostituzione del conservatore». Una guerra in nome della speleologia a cui il conservatore Cucchi, chiamato in causa, si oppone facendo valere le proprie ragioni. «Serve un lavoro scientifico – dice Cucchi, del dipartimento di Geologia dell’ateneo di Trieste – e poi non tutti gruppi fanno parte della Federazione».
Nel difendere il catasto regionale, «patrimonio di tutti, non solo degli speleologi», l’attuale referente identifica l’Alpina delle Giulie come una società con le «spalle coperte, garantita dai propri soci, con un bilancio affidabile e una sede stabile». Insomma, non basta avere la passione delle grotte. E la protesta, diventata anche un caso politico? È solo una «fase umorale dell’ambiente speleologico» – dice Cucchi, che «spesso non conosce le normative in materia».

Da “Il Piccolo” – 27 dicembre 2006

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