Grotta Priamo

A distanza dal vecchio poligono austriaco del Bosco Fornace si apre questa breve caverna disadorna, in parte adattata a ricovero militare.La grotta ha una certa importanza per il rinvenimento in un profondo scavo effettuato a ridosso della parete terminale di una mandibola umana priva di denti, la cui datazione è ancora incerta.

GROTTA PRIAMO   947RE / 3869 VG

A distanza dal vecchio poligono austriaco del Bosco Fornace si apre questa breve caverna disadorna, in parte adattata a ricovero militare.
La grotta ha una certa importanza per il rinvenimento in un profondo scavo effettuato a ridosso della parete terminale di una mandibola umana priva di denti, la cui datazione è ancora incerta.
Il dott. Legnani che conserva ancor oggi  la mandibola presso la Società Alpina delle Giulie, la giudicò ad un individuo attuale, accostandola con altri reperti umani che lo studioso Battaglia attestava agli uomini di tipo mediterraneo, alla fine del Pleistocene, visto la loro frequenza sul nostro territorio.
 
 
Revisione del 9/7/1981  della S.A.G.
Si apre quattordici metri a sinistra del sentiero che da Prosecco conduce al Monte San Primo (segnavie n. 6) quattrocento metri dopo il bivio della osteria. E’ visibile dal sentiero, poiché la copertura arborea non è molto intensa e i depositi di immondizie modesti. Un fitto sottobosco, d’estate, può in parte mascherare le rocce dell’ingresso.
Già nota da parecchio tempo la cavità – conosciuta anche con il nome Grotta Priamo – deve essere stata oggetto di notevoli lavori durante la Prima Guerra Mondiale (o la Seconda Guerra Mondiale: mancano dati precisi o segni esteriori atti a determinarlo). La probabile amplia dolina 14 metri di lunghezza sita davanti all’ingresso è ormai riempita da materiale di riporto di scavo (forse quello fatto all’interno della cavità) e dalle ormai consuete immondizie, monumento imperituro e non biodegradabile della nostra civiltà. Alla fine di questo avvallamento, invaso da cespugli spinosi, alcuni gradini in pietra conducono ad una trincea che, fiancheggiando l’aggettante parete Sud della dolina, conduce ad un basso passaggio lungo un paio di metri che sbocca nel vestibolo della grotta (punti 4, 5, e 6). Da qui la caverna, ampia e forata da un ampio finestrone che costituisce oggi l’ingresso principale della cavità (punto 6), prosegue in leggera discesa in direzione SW, larga 2-3 metri ed alta altrettanto; nella prima parte la volta è forata da un paio di camini ciechi che sembrano seguire l’inclinazione degli strati. A destra scendendo, si aprono due brevi concamerazioni in salita: la prima – in salita accentuata – è di origine naturale (segue anch’essa l’inclinazione degli strati), concrezionata e si avvicina di molto alla superficie; la seconda, più piccola e in salita leggera, è in buona parte – se non tutta, è difficile valutare – artificiale. Di fronte a questa, sul lato opposto della galleria (punti 12 e 13) si apre un altro nicchiane, anch’esso in buona parte artificiale; la parete che prosegue verso l’esterno (punti 13, 7, 6) è interessata da fenomeni di crollo, concrezionati, nicchie e fessurazioni varie.
La parte finale della grotta è costituita da una camera pressoché artificiale (punti 3 e 10), vi si notano ancora i fori delle mine fattevi esplodere, volta e pareti sono anneriti fortemente. Dal suolo in leggera discesa e sormontata da un camino che presenta le stesse caratteristiche di quelli segnalati nella prima parte della cavità. Un pertugio, largo un braccio, sembra scendere ancora per qualche centimetro (punto 9), fra roccia e materiale incoerente; una leggera corrente d’aria, la cui provenienza non è stata accertata, rinfresca un po’ l’ambiente.
La grotta, un tempo indubbiamente bella, è stata dapprima violentata dalle mine degli ignoti suoi inquilini di guerra ed ora trasformata in succursale della discarica: poltrone, sedie, ombrelloni, bombole, stracci ecc. di Trebiciano, complice la vicinanza alla strada (bianca ma carrozzabile).

(Testo tratto da: “Catasto Regionale delle Grotte del Friuli Venezia Giulia).

Grotta Priamo 947RE / 3869VG – Rilievo

GROTTA PRIAMO

La Grotta Priamo è una cavernetta di facile accesso, lunga una ventina di metri, che raggiunge la profondità massima di otto metri. L’unico interesse è dato dal fatto che durante la Seconda Guerra Mondiale il suo deposito fu scavato dai soldati per adattarla a ricovero. Tutta la zona, come avremo modo di costatare, fu munita con bunker e trinceramenti di vario tipo, e le cavità naturali preesistenti furono sfruttate a tal fine. Nel corso dei lavori di sgombero, pare alla base del deposito di riempimento più recente, fu rinvenuto una mandibola umana priva di denti, con una sinfisi mentoniera abbastanza pronunciata e dall’aspetto discretamente fossilizzato. Il reperto è stato accostato ad altri rinvenuti in grotte carsiche e dal Battaglia ritenuti appartenenti a individui di tipo mediterraneo. In altre parole si tratterebbe di un uomo mesolitico, vissuto sul Carso dopo la fine del periodo glaciale, 8.000 o 10.000 anni or sono.
Il mistero come la mandibola sia finita nella cavità, poiché non si tratta di una sepoltura e non sono stati rinvenuti reperti litici di quel periodo, frequentissimi invece in altre grotte dell’altopiano.
In anni recenti la cavità, situata a pochi metri da un largo sentiero che era percorribile con veicoli, era usata come discarica di rifiuti, ma ora noi l’abbiamo vista pulita, opera del Gruppo Speleologico San Giusto di Trieste che con opera di volontariato, ha reso possibile la visita della cavità; inoltre, recentemente, un socio del San Giusto sforzando un angolo della grotta, ha scoperto che essa prosegue di molto. I lavori di scavo tutt’oggi non sono ancora terminati, quindi la cavità è ancora in fase sia di lavoro sia di studio.

(Testo tratto da: “Itinerari carsici” – da Contovello a Santa Croce, di Dante Cannarella e Pino Sfregola, Edizioni Italo Svevo – Trieste1990, pagg. 35/37).


CTR 1:5000 – 110052 PROSECCO – Sentiero Prosecco – Aurisina

GROTTA PRIAMO – Grotta della Mandibola, Caverna di Prosecco, Grotta preistorica di Prosecco, Jama pod Kravjakom (nome locale).

Si tratta di una cavità piccola, priva di formazioni calcistiche. Nel 1943 essa fu adattata a ricovero militare. In quell’occasione il Medeot, che comandava la truppa, fece eseguire, all’interno della cavità, uno scavo col quale raggiunse il deposito ad argilla rossa wurmiana. Sembra che proprio sulla superficie di questo deposito, sotto uno strato di riempimento piuttosto caotico e dello spessore di oltre 2 metri, egli abbia rinvenuto una mandibola umana senza denti, piuttosto massiccia e con un mento pronunciato. Il reperto è abbastanza antico a giudicare dal grado di fossilizzazione. Il dott. Legnani, crede trattarsi di un individuo attuale, accostabile ad altri reperti umani, trovati, ancora agli inizi del secolo, in grotte istriane e che il Battaglia aveva considerato come individui di tipo mediterraneo, vissuti nella nostra zona alla fine del Pleistocene. Comunque è probabilmente il più antico resto umano finora scoperto sul Carso. Attualmente la cavità è in parte obliterata dai rifiuti che sono stati accumulati in essa in questi ultimi anni.

(Testo tratto da: “Atti della Società per la Preistoria e Protostoria” della Regione Friuli Venezia Giulia vol. III, di Dante Cannarella, Arti Grafiche Pacini Mariotti – Pisa 1979, pagg. 97/98).

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