Archive for Febbraio, 2019

Vita nascosta alla grotta del Carbone
0VITA NASCOSTA
Come dice un vecchio adagio popolare: “Non tutto il male vien per nuocere”. Partendo da questo presupposto, mi accingo a raccontarvi una storia dai risvolti inaspettati.
All’inizio di quest’anno, io e la mia compagna, decidiamo di visitare la grotta del Carbone nei pressi del confine di Pesek. Questa cavità era già conosciuta dalla gente del posto come nascondiglio durante la seconda guerra mondiale. L’imboccatura si apre ai margini di un pianoro che poi digrada verso la Val Rosandra, si presenta con un’imboccatura abbastanza ampia che sprofonda per 14 mt fino ad arrivare alla base di una caverna. Da questo punto la grotta si sviluppa in più direzioni, la più interessante è quella che segue uno stretto cunicolo di circa due metri in parte allargato artificialmente, che ha permesso di accedere ad un antico sistema freatico ormai abbandonato dall’acqua e adesso parzialmente riempito da depositi di argille e concrezioni. Nella parte finale la condotta principale si biforca in due rami, per raggiungere la parte terminale di quello sinistro ho tolto parte dell’attrezzatura per passare una strettoia. E’ qui che succede il misfatto, tornando indietro recupero il pettorale dell’imbragatura ma non mi accorgo che la chiave d’armo e il cliff non sono attaccati sopra. Concludiamo il giro, usciamo e la settimana dopo decidiamo di visitare la grotta Sottomonte vicino a Fernetti. Scesi nella spaziosa caverna iniziale, mi accingo ad attrezzare il primo salto e con mi sommo stupore (incazzatura notevole) mi accorgo che la chiave che porto sempre attaccata al pettorale non c’è. Cerco di riavvolgere il nastro dei ricordi e deduco che l’attrezzatura deve essere rimasta da qualche parte nella grotta del Carbone. Ritorno pochi giorni dopo, ripercorro tutti i posti visti in nell’uscita precedente, e finalmente sul fondo trovo la mia tanto amata chiave d’armo e il mio cliff! Risalgo la corda appena messa, e inizio a scogliere il nodo di partenza fatto su un colonna, quando il mio occhio è attratto da una piccola vaschetta di stillicidio. All’inizio mi sembra di vedere soltanto qualche impurità che galleggia sulla superficie ma poi guardando meglio, mi accorgo che c’è un microscopico animaletto che si muove sospeso sulla superficie, ma stupore ancora più grande, altri insetti ancora più piccoli che saltano in tutte le direzioni! Provo a guardare in un’altra vaschetta ed anche qui ne trovo altri, evidentemente qui hanno trovato il loro habitat ideale. Ripenso alle lezioni di biospeleologia tenute dall’entomologo Andrea a Colla e mi ricordo che ci aveva parlato dei Collemboli. Esco felice della bella scoperta, e inizio a pensare a come poterla documentare senza recar loro danno. Arrivo a casa e controllo in internet ed effettivamente quelli che ho visto, sono proprio loro, dei simpatici animaletti che in realtà non sono degli insetti veri e propri ma fanno parte della classe degli Entognati (sottoclasse degli Esapodi). Penso alla fotografia e subito mi viene in mente Emilio, nostro nuovo socio appena uscito dal nostro corso di primo livello e fotografo di professione. Gli scrivo un messaggio e subito mi risponde in modo entusiasta, dicendomi che farà delle prove con gli strumenti che ha a disposizione vista l’esiguità dei soggetti. Ricevo il giorno dopo delle foto di prova ma l’ingrandimento non è sufficiente, mi dice che ordinerà delle lenti aggiuntive per la macchina. Non ho parole, non potevo trovare persona più adatta allo scopo! Finalmente arriviamo a lunedì undici febbraio, le lenti sono arrivate, ricevo subito delle nuove foto di prova, sembra che questa volta l’ingrandimento sia sufficiente a fare delle buone fotografie, non resta che mettersi d’accordo quando fare l’uscita. Questa settimana sono proprio incasinato, propongo mercoledì sera dopo il lavoro, mi aspetto un rifiuto, invece mi dice: “vedo di incastrare un paio di impegni!”. Ci troviamo alle 19:30 presso la chiesetta di Pesek, ci cambiamo rapidamente, veloce check up sull’attrezzatura, e via verso l’ingresso della grotta. Scesi il pozzo d’ingresso non resta che affrontare la strettoia io essendo magro non ho grossi problemi, per fortuna anche Emilio che ha sicuramente una corporatura più imponente della mia, ci passa a pelo! Arriviamo sul luogo dove la volta prima li avevo visti e per fortuna ci sono ancora. Emilio prepara la macchina e la luce e inizia a fotografare, io l’aiuto posizionando la fonte luminosa nelle varie direzioni. Ogni tanto guardiamo sullo schermo gli scatti, è emozionante vedere i particolari e scoprire che vicino al soggetto adulto ci sono anche dei cuccioli. Usciamo soddisfatti del lavoro svolto, non resta che scaricare le foto e vedere il risultato sullo schermo del computer. Il giorno dopo, nel pomeriggio ricevo gli scatti, il risultato direi che è più che positivo, considerando che le foto sono state fatte sul campo, la nitidezza è notevole! Non resta che girarle all’entomologo per avere conferma della specie. Passano pochi minuti dall’invio, e ricevo i primi messaggi che mi chiedono maggiori informazioni sul luogo del ritrovamento, poi il verdetto finale è uno di quelli che ti lascia senza parole:”Penso che tu abbia trovato la seconda stazione conosciuta di Disparhopalites Tergestinus, un collembolo da me descritto anni fa, scoperto in una grotta tra Basovizza e Gropada”.
Per concludere voglio ringraziare Emilio, una persona davvero speciale e la speleologia che in questi anni mi ha regalato grandi soddisfazioni. Questo caso e la riprova che non occorre trovare chilometri di gallerie o pozzi profondi centinaia di metri, ma basta una scintilla di vita nelle profondità della Terra.

Nuove esplorazioni in grotta Burja
0Le previsioni del weekend sono pessime, in montagna piove fino a 1800 di quota e la punta programmata assieme agli amici ungheresi per il Gortani salta……ripieghiamo i nostri sforzi nel finire un’arrampicata cominciata la scorsa settimana assieme e su segnalazione dell’amico Claudio Bratos, scopritore della cavità.
La volta precedente avevamo cominciato ad arrampicare un grosso camino, arrivando a pochi metri da una notevole finestra di 10×5 che metteva l’acquolina in bocca, finendo purtroppo il materiale troppo presto. Claudio ci aveva accompagnato e indicato la risalita, e mentre Mauro ed io compivamo la scalata, Tiziana, Alex e Claudio andavano ad indagare alcune finestre che aspettano anch’esse di essere salite in un ulteriore ramo della grotta.
Questa volta ci ritroviamo in 3, Mauro, Alex ed io. Claudio ci accompagna fino all’ingresso ma non entra con noi per la spossatezza derivata dagli scavi dei giorni precedenti. Scendendo capiamo subito che passeremo la giornata in ammollo, la pioggia dei giorni precedenti, che ha provocato anche una notevole piena timavica, sta scaricando a tutta forza acqua anche qua dentro, provocando uno stillicidio insistente da cui è impossibile riparasi, doccia assicurata.
Arrivati al limite esplorativo della scorsa volta riparte Alex ad arrampicare, qualche fix e qualche numero da circo ed arriva alla finestra, preparato un attacco di partenza fa salire anche noi. Di primo acchito sembra che la grande finestra chiuda in concrezione, si parla già se disarmare o lasciare armato, salgo io ancora qualche metro per fugare ogni dubbio, e invece contnua…mi ritrovo in un ambiente molto alto e largo 2/3 metri, pochi passi tra bianchissime concrezioni e davanti a me si para un passaggio stretto occluso da un masso, sopra parrebbe esserci un bypass, ma bisogna salire ancora. Preparo un armo e mi faccio raggiungere da Mauro ed Alex. Risistemato il materiale saliamo ancora quei pochi metri, tutto su concrezioni e senza piantare un fix, bellissimo. Mi infilo in una finestra, continua e bypassa proprio la strettoia bassa. Saliti tutti partiamo ad esplorare i nuovi ambienti, seguiamo la strada che ci pare più interessante tralasciando alcuni bivi, l’ambiente è comodo anche se non enorme, ma la quantità e la bianchezza delle concrezioni ci lasciano stupefatti, vaschette con cristalli, colate, stalattiti e stalagmiti bianchissime…
Procediamo spediti, esploriamo anche alcuni bivi che tornando indietro si ricollegano tra loro, qualche passaggio in facile arrampicata ed arriviamo ad una sala dove la strada è sbarrata dalla concrezione che ha completamente ostruito ogni possibile prosecuzione, vi sono 2 punti dove sarebbe possibile scavare nel terriccio, ma completamente bagnati optiamo per tornare sui nostri passi, ovviamente rilevando!!!
Mentre Mauro ed io stendiamo la poligonale, Alex ripercorre i bivi in cerca di ulteriori prosecuzioni, purtroppo senza gran successo. Restano comunque ancora alcuni punti da rivedere dove armati di mazzetta si potrebbe provare ad accedere ad alcuni vani sbarrati da passaggi per ora troppo stretti. Risistemiamo gli armi della risalita e scendiamo continuando a rilevare, totali 210m di nuovo rilievo, di cui 100mt di galleria e 110mt di sviluppo dell’arrampicata, per un dislivello positivo percorso dalla base di 124mt, ritornando cosi vicini alla superficie….
Una volta fuori ci ricongiungiamo con la squadra scavi che ha dedicato la giornata a scavare nel sedimento della cavità Cuore matto, zona Basovizza, e ci premiamo con la meritata birra.
Non finisce qua comunque, di fronte alla finestra che abbiamo raggiunto questa volta c’è ne sta un’altra, che potrebbe essere la continuazione della galleria tagliata dal pozzo, ed altre finestre lungo la grotta aspettano ancora di essere esplorate…..
Taucer Sebastiano, GSSG