Obbiettivo principale del campo era, ovviamente, il neonato abisso del Partigiano. Sono state effettuate 5 uscite in 9 giorni proprio in questa cavità.

1°GIORNO: Due squadre diverse continuano le risalite dalle due sale del fondo; dalla prima sala si sale ancora in grandi ambienti che continuano ad essere impostati su faglia, incontrando ancora diversi bivi sia in salita che in discesa che aspettano ancora di essere esplorati; la seconda squadra continua dalla seconda sala e con un traverso sul limite della risalita della scorsa volta intercetta una forra che sale seguendo importanti fratture;

2°GIORNO: Obbiettivo della giornata era continuare l’esplorazione delle risalite dalla seconda sala, attirati da un pertugio già visto le scorse volte  ma sempre lasciato indietro, nel punto in cui il meandro collettore intercetta le gallerie del fondo, ci infiliamo in ambienti piuttosto angusti che ben presto diventano delle stupende condottine freatiche che scendono con inclinazione costante, incrociando diversi bivi di minore interesse, arriviamo ad uno in cui ci dividiamo, da una parte le condotte si allargano e approfondiscono tornando ad assomigliare più a un tipo di circolazione vadosa, fino ad arrivare ad un pozzo non sceso di  una decina di metri; dall’altra si arriva ad un sifoncino strettissimo, ma subito sopra le teste c’è un camino che porta ad un sifone più alto che speriamo ora di riuscire ad innescare e svuotare visto che si trova a 8 metri sopra il primo.

3°GIORNO: Si continua ad esplorare la risalita dalla seconda sala proseguendo e rilevando fino ad arrivare a meno di 60 metri dalla superfice, e continua a salire largo.

4°GIORNO: Giornata dedicata al rilievo e disarmo del ramo della prima gioia, si approffita per portare il tubo che servirà ad innescare il sifone sul fondo.

5°GIORNO: Si ritorna alle risalite della seconda sala, ora denominata “ocio de sotto”, per la sua elevata instabilità, il ramo superiore che è pure peggio è ora “ocio de sora”; si continua a risalire fino ad arrivare a 30 metri dalla superficie incontrando le consetue frane ciclopiche che occludono tutti i primi metri superficiali di questa parte di monte. Con qualche fumogeno acceso all’ora pattuita con chi è rimasto fuori, cerchiamo di trovare un punto in cui l’aria possa portarlo verso l’esterno, e ci permetta di individuare un secondo ingresso più comodo dell’attuale. Purtroppo c’è lo fumiamo tutto noi, niente aria, gira ma resta sempre qua, bisogna cercare da qualche altra parte.

 

Oltre ai lavori al Partigiano sono continuati gli scavi negli inghiottitoi limitrofi alla baracca in lamiera che faceva da campo base, sono state svolte alcune battute di zona nell’area di sviluppo del partigiano per individuare buchi con aria che ci potessero portare con più comodità nelle zone del fondo, e qualche cosa è saltata fuori, ma come al solito SCAVARE BISOGNA!!!!

Il campo ha dato tutto quello che ci si aspettava e anche di più, mettendo le basi per organizzarne un altro il prossimo anno, vista la mole di lavoro che si è creata.

Grazie a tutti i soci che vi hanno partecipato, e a Giulio della Lindner di Ronchi che è stato ospite al campo per due giorni partecipando a due punte in grotta, a Rosa dello CSIF che è passata a trovarci una mattina, a Francesco, il propietario della casa vicina, che ci ha permesso di usare la corrente per ricaricare le batterie dei caschi.