Grotta Gabomba – 26.05.2006

Le esplorazioni dell’abisso che dopo anni di assidue ricerche e lavori raggiunge oramai il chilometro di sviluppo e quasi i 200 metri di profondità

Nuovo abisso scoperto in Friuli dal Gruppo speleologico San Giusto

Sottoterra per mille metri

Un chilometro di gallerie, pozzi e meandri

L’esplorazione non è ancora terminata. Intanto domani alla Grotta Gigante si presenta una guida alle cavità turistiche della nostra regione

II passaggio che porta alla prima grande sala (Foto Clarissa Brun)

Un labirinto di gallerie, meandri, pozzi e stretti passaggi con piccole cascate e laghetti che dalla superficie portano nelle profondità della terra. Un territorio sconosciuto che adesso non ha più segreti: gli esploratori del Gruppo Speleologico San Giusto (GSSG) hanno infatti scoperto ed esplorato una nuova grotta dallo sviluppo superiore al chilometro nell’Alta Val Torre, a Villanova delle Grotte, in provincia di Udine, località già famosa per le sue splendide cavità naturali che attirano ogni anno migliaia di turisti. La grotta, battezzata «Gabomba», arriva a una profondità di 140 metri dopo un susseguirsi di meandri, gallerie e pozzi dove non mancano cascate d’acqua e laghetti.
La grotta fu individuata già nel 1972, ma ci sono voluti cinque anni di scavi e lavori per riuscire a superare i passaggi più stretti. E in questi giorni gli speleologi del GSSG hanno raggiunto quello che con ogni probabilità è il fondo dell’abisso, anche se le esplorazioni continuano per cercare nuove diramazioni e soprattutto un ipotetico nuovo ingresso.
La scoperta del grande complesso ipogeo si deve alla caparbietà di uno speleologo del gruppo, Marino Bombardier, che nel 1998 intuì le potenzialità di quello che sembrava solo poco più di un inghiottitoio fra l’altro pieno di immondizie. «C’erano però forti correnti d’aria – racconta Bombardier – e sentivo che oltre quel muro di roccia dovevano esserci ambienti più vasti». Con tenacia Bombardier ha lavorato per tre anni di seguito, lasciandosi alle spalle un ostacolo dietro l’altro. Finché nel 2003, con l’aiuto di un altro esploratore del GSSG, Furio Gagliardi, è stata raggiunta la prima grande sala a 43 metri di profondità, con uno sviluppo di 213 metri. Nel gennaio di quest’anno, poi, la squadra di punta capitanata da Paolo Alberti è arrivata a quota – 140. E l’esplorazione non è terminata. «La prima parte della grotta – spiega la guida speleo del GSSG Clarissa Brun – è un meandro ancora attivo; dopo la prima sala e dopo aver disceso una serie di pozzi si arriva al meandro fossile e quindi a un pozzo di 40 metri sotto il quale si trova un sifone ancora attivo».
La scoperta va ad arricchire il già vasto patrimonio ipogeo della regione. A tutto vantaggio del turismo, come si può leggere nella guida «Esplorando – Nelle grotte turistiche del Friuli Venezia Giulia», curata da Marina Bressan, Donatella Cergna e Giada Molaro, e pubblicata dalle Edizioni della Laguna in collaborazione con l’Associazione Italia-Austria (pagg. 80, 5 euro). La guida che sarà presentata da Fabio Forti della Commissione Grotte «Boegan» domani, alle 16, al Centro visitatori della Grotta Gigante a Sgonico, raccoglie storia, leggende, dati, fotografie e informazioni su tutte le cavità turistiche della regione, dalla Grotta Gigante appunto alle Grotte di Villanova.

p.s.

Da “Il Piccolo” – 26 maggio 2006

Nessun commento presente.

Nessun trackback